All’VIII edizione dell’EcoForum, organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, in collaborazione con i consorzi di riciclo CONAI e CONOU, si è parlato di economia circolare, quel modello economico virtuoso per il quale, dal riuso di materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile, si ricava un guadagno per tutti quelli che partecipano alla raccolta e al riciclo dei rifiuti. Secondo un sondaggio Ipsos, il 41% degli intervistati in Italia conosce e apprezza i principi di questo nuovo modello di sviluppo economico, grazie alla sensibilizzazione dei media e dei social su uno dei temi cardini della transizione ecologica.
Ma, sempre dallo stesso sondaggio, emerge anche che oltre la metà degli intervistati non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali vicino alla propria abitazione. Tra le motivazioni spicca per il 55% degli intervistati l’inquinamento dell’aria, per il 33% dell’acqua e per il 25% quello acustico.
NIMBY VERSUS ECONOMIA CIRCOLARE
È l’effetto Nimby (Not In My Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile sul retro”), con il quale si indica l’opposizione promossa da una comunità locale alla creazione degli impianti di raccolta/stoccaggio/riciclo/ incenerimento rifiuti sul proprio territorio, motivata dal timore di effetti negativi per l’ambiente, di rischi per la salute o sicurezza degli abitanti. Difficile conciliare queste due polarità, probabilmente anche a causa della poca conoscenza degli italiani delle potenzialità nostrane.
“Un Paese che non ha percezione di sé e delle sue eccellenze: è questa la fotografia scattata da Ipsos”, ha dichiarato Francesco Ferrante vicepresidente del Kyoto Club. L’Italia, infatti, è prima in Europa per il riciclo pro-capite di rifiuti e seconda, dietro solo alla Germania, in termini di riciclo di imballaggi, nonché una eccellenza nel campo dell’economia circolare, ma nessuno ne parla come ha fatto notare Luca Ruini, presidente CONAI.
CINGOLANI: LA SOLUZIONE NELLE INFRASTRUTTURE MODERNE
“Siccome siamo tutti d’accordo sull’urgenza di fare le cose, bisogna trovare il giusto compromesso tra le necessarie istanze di critica e il fatto che le cose vanno fatte – così il ministro della Transizione ecologica Roberto CINGOLANI intervenendo sulla questione all’EcoForum. Tutti devono rinunciare a qualcosa, anche la consultazione pubblica, perché non ce la facciamo, non perché si vuole mettere a tacere. Bisogna fare un nuovo patto con il pubblico in cui le consultazioni non siano di principio”.
Per il ministro le rassicurazioni possono venire dalla tecnologia, su cui si basa essenzialmente la transizione ecologica, e la modernità delle infrastrutture. Nel PNRR, infatti, sono stati previsti circa due milioni di euro per impianti nuovi: “Non sono mille – ha concluso Cingolani – ma almeno quelli grossi che sono fondamentali”.