“Il digitale ha dimostrato di poter essere al servizio dell’uomo, ma non senza un prezzo di cui bisogna avere consapevolezza: l’accentramento progressivo, in capo alle piattaforme, di un potere che non è più soltanto economico, ma anche – e sempre più – performativo, sociale, persino decisionale.
Un potere che si innerva nelle strutture economico-sociali, fino a permeare quel “caporalato digitale” rispetto ai lavoratori della gig economy, protagonisti del primo sciopero contro l’algoritmo: gli invisibili digitali, come da alcuni sono stati definiti”.
Lo ha detto Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, nel corso della Relazione 2020. “La pandemia ha dimostrato l’indispensabilità dei servizi da loro forniti ma, al contempo, anche l’esigenza di una strategia rispetto al loro pervasivo “pedinamento digitale”, alla supremazia contrattuale, alla stessa egemonia “sovrastrutturale”, dunque culturale, informativa, realizzata con pubblicità mirata”, ha aggiunto.