Le pensioni eliminate “per decesso” avranno un forte effetto sulle uscite dell’ Inps che cominceranno a ridursi già quest’anno scendendo, secondo le previsioni, a -21,2 miliardi per poi scendere a -15,7 miliardi nel 2022 e a -7,5 miliardi nel 2026. Sono i conti riferiti dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico L’impatto avuto dagli effetti Covid sull’Istituto che nel 2020 ha registrato un calo di pensionati e nel contempo una impennata delle ore di cassa integrazione che hanno prodotto un rosso da oltre 25 miliardi.
CALO DI PENSIONATI
Il picco più alto si è avuto a marzo, aprile e maggio 2020 con quasi 100mila assegni in meno da erogare; oltre 90mila le pensioni cancellate tra ottobre, novembre e dicembre dello scorso anno; e 75mila nel marzo del 2021. Il problema nasce invece dalla Cassa integrazione, il cui andamento rappresenta un indicatore idoneo a fotografare in tempo reale la reazione delle aziende a situazioni di crisi.
Cassa integrazione record Nei grafici presentati da Tridico una linea piatta si è trasformata in un picco di oltre 700 milioni di ore di Cig ordinaria autorizzate tra marzo e giugno 2020. Altro picco, ma di entità nettamente inferiore, con il vertice al di sotto dei 300 milioni di ore, si è rilevato tra febbraio e aprile 2021. Pandemia, blocco delle attività, Cassa integrazione hanno generato una situazione complessa.
“Per affrontare l’emergenza sanitaria”, ha spiegato Tridico, “è stato consentito alle imprese il più ampio e semplificato ricorso alla Cig introducendo la causale trasversale “Covid-19” e riattivando la possibilità di ricorre alla Cig in deroga”. L’assoluta straordinarietà del 2020 a confronto con il 2019 è espressa dai alcuni dati relativi a tutti i provvedimenti di cassa integrazione: i beneficiari sono passati da 620 mila a 6,7 milioni; la spesa (inclusi gli oneri figurativi) è aumentata da 1,4 miliardi a 18,7 miliardi di euro; la quota di aziende con almeno un dipendente in Cig ha raggiunto il massimo ad aprile 2020 (54%) e il minimo durante i mesi estivi (11%).
IMPRESE RIMASTE ATTIVE
Nel periodo di dodici mesi che va da marzo 2020 a febbraio 2021, ha evidenziato Tridico, il numero di aziende attive in almeno uno di questi mesi è stato pari a 1,7 milioni di cui più di 800mila (quasi il 50%) non ha mai fatto ricorso alla Cig, neanche per un solo lavoratore in un solo mese.
Nei primi tre mesi del 2021, una inversione, di rotta con il ritorno alle assunzioni.
Le chiamate attivate dai datori di lavoro privati nei primi tre mesi del 2021, ha rilevato Tridico, “sono state 1.274.000, con una contrazione rispetto allo stesso periodo del 2020 (-18%) in parte dovuta per i mesi di gennaio e febbraio agli effetti dell’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, mentre a marzo 2021 si registra un recupero (+16%) rispetto allo stesso mese del 2020”.