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Post-pandemia: fibrillazioni politiche e responsabilità istituzionali

martedì, 8 Giugno 2021
1 minuto di lettura

Si respira una certa euforia collettiva per il superamento pur progressivo del regime di clausura imposta dalla tempesta del corona virus.

Un’euforia che coinvolge anche il mondo delle imprese e gli osservatori internazionali ma che ha un riflesso, nel nostro sistema dei partiti.

È diffusa la tentazione di liberarsi dagli obblighi di responsabilità istituzionale e sociale e, nello stesso tempo, accentua la frustrazione e la sofferenza delle famiglie che ancora non possono né riescono a liberarsi dalla precarietà delle risorse o dalla povertà.

È del tutto evidente che sarà decisiva la capacità di intercettare e di spendere bene le ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery fund dell’UE. Il rispetto dei tempi e delle condizioni poste dall’Europa è condizione indispensabile per accedere ai fondi e, tuttavia, in un Parlamento che soffre un deperimento del suo spazio, così come nei partiti, nelle autonomie locali e nei sindacati, traspare un certo fastidio e il desiderio di vedere modificare in parte il piano programmatico del Governo.

 

MOVIMENTI IN CORSO IN TUTTE LE AREE POLITICHE

C’è da tenere conto del condizionamento psicologico posto dalle elezioni amministrative del prossimo autunno, preliminari a quelle politiche.

Significative, in questo contesto, le novità che si manifestano nel sistema dei partiti.

La più rilevante riguarda il M5S. Dopo il divorzio da Casaleggio e l’abbandono di numerosi parlamentari si approssima l’apertura di una nuova fase, quella che sarà gestita da Giuseppe Conte e che si profila come un tentativo di non appiattire il movimento sulle posizioni del partito democratico o su aspetti strategici delle scelte del Governo.

Anche nel PD non si vivono giorni sereni: ci sono mugugni e riserve su decisioni del nuovo Segretario, né appaga tanti militanti la battaglia per fare di “bella ciao” l’inno del 25 aprile.

Anche a destra, c’è movimento. Risalta specialmente lo sfarinamento di Forza Italia in piccoli gruppi e un dibattito, al momento irrisolto, sull’ipotesi di un assetto unitario del centro destra.

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