Il movimentismo sfrenato di Salvini non conosce tregua. Stop-and-go verso le decisioni di Draghi, alleanza con i radicali sui referendum, aperture al Pd sui disoccupati, gruppo unitario al Parlamento europeo infine il partito unico del centro destra. Che sta succedendo?
Sulla carta, le prossime elezioni vedranno un forte vantaggio del centrodestra. Ma chi guiderà la coalizione e, vincendo, il governo? I patti sono sempre stati chiari: chi ha più voti. Nei sondaggi il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega è imminente. E ,se dovesse verificarsi, non c’è dubbio che Meloni sarebbe la candidata alla Presidenza del Consiglio. Ipotesi che a Salvini non va proprio giù. Palazzo Chigi sembra di nuovo a portata di mano. A differenza di Luigi Di Maio, che se ne è fatta una ragione,il Matteo padano non si rassegna all’idea che anche la prossima volta ( e sarebbe la terza) potrebbe vedere la poltrona di capo del Governo scivolar via per un soffio. Quindi le prova tutte. In maniera, come dire, un po’ maldestra( absit iniuria verbis).
PAURA, FRETTA NESSUNA TESSITURA
Invece di tessere una tela complessa se ne esce con annunci clamorosi che sembrano preludere a svolte storiche ma in realtà tradiscono paure e frettolosità.
Il partito unico tra Lega e Forza Italia non ha senso, se la Lega pensa di fagocitare la creatura del Cavaliere, sebben ridotta ad un flebile 7-8%. La storia delle fusioni elettorali insegna che si prendono più voti andando separati che facendo un partitone. Si può riuscire a mettere insieme gli eletti, ma gli elettori non amano le ammucchiate. Il partito unico di centro destra, paradossalmente, potrebbe favorire proprio Giorgia Meloni, che si chiama fuori da questi che vengono considerati giochi di Palazzo e così intercettare i voti di chi li detesta.
I CONTI IN PARLAMENTO
Peraltro, i conti rischiano di non tornare neanche per gli eletti. Oggi Lega e Forza Italia hanno all’incirca 225 deputati e 116 senatori.
Rapportati al prossimo Parlamento, 400 deputati e 200 senatori, significa che per riconfermare tutti gli attuali uscenti il partitone dovrebbe conquistare più del 50% dei voti, ipotesi piuttosto irrealistica, visto che da sola Meloni viaggia intorno al 20% e che nei sondaggi Forza Italia, Lega e FdI sono ancora al di sotto del 50%.
Ma c’è di più. Su quale basi potrebbero stare insieme Lega e Forza Italia? Su molte questioni, a partire dall’Europa, il solco sembra invalicabile: Berlusconi con il Ppe e Salvini con i sovranisti.
Nè è pensabile che Salvini sposi le tesi moderate di Berlusconi e si i divenga una pecorella dopo essersi accreditato come un pugnace capopolo. Non sembra una metamorfosi facile da realizzare. Per di più Salvini non sembra proprio avere le physique du rôle del costruttore di alleanze quanto quello dell’uomo di attacco, centravanti di sfondamento non certo centrocampista-regista.
In questo scenario rimane un interrogativo. Che farà l’altro Matteo? parteciperà al gioco o resterà in panchina con suo risicato 2%?