Il premier Giuseppe Conte non scioglie la riserva sulle dimissioni. Dalle pagine del Corriere della Sera, la Repubblica e La Stampa, in un colloquio da Hanoi, dice senza mezze misure: “La mia riserva non è ancora sciolta”. Quindi, “se ci sono i fatti, sono più determinato di prima”, “se non ci sono i fatti io sarò irremovibile, punto”, dice al Corriere. “Se non posso operare dovrò prenderne atto e porre il problema nelle sedi istituzionali consone.
Sarà chi ha la responsabilità di gestire le conseguenze di una crisi del genere a valutare le modalità migliori per procedere”.
Dunque la fine prematura del governo non è affatto scongiurata: “Non chiedetemi se si andrà a votare a settembre, ottobre, novembre o dicembre. Io non sono disposto a galleggiare, a vivacchiare dei mesi cosi’. Ma ove mai sarà crisi, sarà la più trasparente della storia”.
Ne ha parlato con il capo dello Stato? “Con il presidente Mattarella non ci avventuriamo in scenari del genere, non e’ nel suo stile e, lo dico con modestia, neppure nel mio”.
A la Repubblica dice: “Non voglio assolutamente essere il primo presidente che porta l’Italia in procedura.
Non lo voglio per la mia patria.
Non ho paura di questa parola, contesto che sia di estrema destra. Mi sento un patriota”. Quindi, spiega che “la procedura è partita perché vengono applicate le regole europee.
Per un Paese dell’Unione non è sufficiente dire ‘quelle regole non le riconosco’.
Proviamo a modificarle, ma intanto lavoriamo in quel perimetro. Altrimenti la procedura scatterà, a prescindere dalla volontà del singolo Paese: e poi che cosa facciamo?”.
Sulla possibilità di un rimpasto Conte non chiude la porta, anzi: “A oggi non ho ricevuto nessuna richiesta. Se arriverà, ci metteremo tutti assieme e decideremo il come e il perché”.