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Cingolani: la burocrazia rallenta la de-carbonizzazione

giovedì, 22 Aprile 2021
1 minuto di lettura

L’idrogeno blu si ottiene da fonti fossili e produce CO2, ma è considerato più rispettoso dell’ambiente di altre fonti di energia per la de-carbonizzazione al 90%. Il vero obiettivo da centrare è l’idrogeno verde che deriva dell’elettrolisi dell’acqua con zero emissioni di CO2. I processi di de-carbonizzazione per la riduzione dell’effetto serra sono stati avviati tutti i paesi della UE ma in Italia mancano ancora le infrastrutture e la catena dei permessi è troppo lenta. Nel frattempo, il passaggio dall’idrogeno grigio – quello maggiormente inquinante ma che al momento costituisce la maggiore quantità di idrogeno prodotto nel mondo (intorno al 95%) – a quello blu è considerato dalle nostre istituzioni un passaggio provvisorio ma accettabile.

Vorremmo tutti arrivare all’idrogeno verde – ha concordato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, partecipando a un webinar dell’ANSA -. Questo però richiede tanta energia rinnovabile. Il target europeo prevede che arriviamo al 72% nel 2030. Vuol dire installare 60-70 gigawatt di rinnovabili in dieci anni, 6 o 7 all’anno, quando finora installiamo un decimo di quello che progettiamo: solo qualche centinaio di megawatt all’anno, a causa delle procedure“.

L’unica soluzione immediatamente attuabile è sostituire il carbone con il gas, che ha il 30% di emissioni in meno, ma gli ambientalisti avversano l’idrogeno blu, ritenendo che la cattura sottoterra del carbonio sia un processo costoso e pericoloso e serva solo a permettere alle società energetiche di continuare ad usare il metano. Anche la Uefa pressioni perché insieme ai progetti per la produzione di energia green, l’Italia assicuri la riforma dei processi.

Con le attuali performance –  ha ammesso Cingolani – non saremo in grado di mettere a terra le opere. Quindi lavoriamo ai progetti e a come farli camminare. Con i ministri Brunetta e Giovannini lavoriamo sulla catena dei permessi, per accelerare le procedure. Le tecnologie le abbiamo. La sfida più difficile è come accelerare i tempi per realizzarle. La sfida delle normative, delle procedure, è quella che conta di più ora. Se le norme fermassero la transizione ecologica, sarebbe una sconfitta enorme“.

 

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