Le piccole e medie imprese, che costituiscono la parte preponderante del sistema economico del nostro paese, sono anche quelle che stanno pagando il prezzo più alto della attuale crisi. A pesare sulla loro situazione non sono solo le perdite derivanti dalle chiusure forzate e dalle capacità di spesa ridotte, ma anche quelle disfunzioni sistemiche pre-pandemiche come la difficoltà di accesso al credito soprattutto se segnalati nel registro dei cattivi pagatori magari per un affitto mancato. Abbiamo chiesto cosa ne pensa all’onorevole Ettore Rosato, Presidente di Italia Viva e vice Presidente della Camera.
Onorevole Rosato, che opinione ha del sistema che regola la Crif?
Penso che qualcosa vada rivisto se vogliamo aiutare soprattutto le PMI così provate dalla crisi economica amplificata dalla emergenza sanitaria. Proprio durante questa pandemia abbiamo assistito al paradosso di uno Stato che definiva sostegni al credito e le banche, dall’altra parte, che lo negavano a chi era segnalato alla Crif. Penso, ad esempio, al piccolo commerciante che faticosamente è riuscito a regolare le proprie pendenze e che non può accedere agli aiuti pubblici perché le banche applicano rigidamente regole auto-costruite. E questo riguarda non solo le imprese ma anche le famiglie, padri e madri che vivono lo stesso dramma.
Ritiene, quindi, necessario un intervento da parte della politica?
Auspico che qualcosa venga fatto perché così com’è concepito il sistema non tutela più l’interesse collettivo. Sia ben chiaro che esiste la necessità di un meccanismo che tuteli il sistema bancario da truffatori e “indebitati cronici”, ma non è accettabile che si strangolino imprese che hanno tutte le carte in regola per restare sul mercato.
Cosa suggerisce perché ambo le parti siano garantite?
Il sistema va modificato in senso paritario: oggi è molto facile entrare con una segnalazione negativa nella banca dati della Crif, ma è molto difficile uscirne, questo meccanismo andrebbe bilanciato velocizzando la disiscrizione.
Molti indicatori dimostrano che i piccoli imprenditori sono costretti a ricorrere ad altre soluzioni non tutte lecite. È cresciuto il numero delle persone che si rivolgono al banco dei pegni, i compra oro spuntano ovunque e sullo sfondo la longa mano degli usurai. Concorda?
I dati più preoccupanti sono proprio quelli concernenti l’usura. Si rischia di lasciare le imprese in mano alla criminalità organizzata se non vengono aiutati da un sano sistema bancario e da un solido sostegno pubblico.
Suggerimenti per far ripartire l’economia del Paese?
Mille cose ma restiamo sul credito. C’è bisogno da una parte di un uso più ampio del sistema dei confidi e, dall’altra, di un prolungamento delle garanzie pubbliche generate per l’emergenza Covid. Resta poi un grande tema, quello del Sud, dove il credito è più difficile e costoso e questo è uno degli elementi più critici per la ripartenza del mezzogiorno.
Cosa intende per un uso più ampio dei confidi?
Dare maggiori risorse al sistema dei confidi e semplificare le procedure di utilizzo di queste risorse, che come è noto hanno un effetto moltiplicatore.