giovedì, 3 Luglio, 2025
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Giochi Olimpici: Malagò, i nostri competitor in moltissime nazioni sono stati vaccinati

Tokyo si avvicina, la minaccia Covid resiste e allora forse bisogna iniziare a pensare anche agli atleti che rappresenteranno l’Italia ai prossimi Giochi fra i soggetti da vaccinare. Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha avuto modo di parlarne nei giorni scorsi col neo sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali. “Noi riteniamo che non aver voluto forzare o creare alcuna forma di canale privilegiato per gli atleti all’inizio di questa storia fosse la strada più giusta e più saggia – è la posizione del numero uno dello sport italiano espressa ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – Ma più ci si avvicina all’appuntamento, più il rischio che un atleta butti cinque anni di sacrifici e allenamenti, magari con la qualifica in tasca, se dovesse contrarre il Covid è alto”.

Malagò ricorda che “i nostri competitor in moltissime nazioni sono stati vaccinati” e che “dei 300-350 atleti che rappresenteranno l’Italia, già una buona parte è vaccinata in quanto atleti di corpi militari e che rientrano in quelle categorie diverse rispetto agli atleti civili, e questa non la trovo una cosa giusta”.

Malago’ cita anche due esempi di atleti che rischiano di dire addio ai Giochi a causa del virus: “Vanessa Ferrari stava inseguendo il sogno dell’ennesima Olimpiade e ha contratto il Covid, lo stesso Arianna Castiglioni, pur essendo atleta militare e pochi giorni dopo la prima vaccinazione, e questo fine settimana ci sono gli Assoluti a Riccione che sono un po’ i nostri trials.

Di fronte a queste cose penso che ognuno debba darsi una risposta”. Il Ciò ha proposto la somministrazione del vaccino cinese ma “è tutta una dinamica politica che sta anche sopra la mia testa. La Cina ha fatto una bella mossa di comunicazione, di propaganda ma, al di là del fatto che l’Ema non l’abbia sdoganato, non mi pare una pista percorribile”. Di sicuro ai Giochi non potranno assistere gli spettatori provenienti dall’estero, come annunciato da Ciò e organizzatori sabato scorso.
“E’ stata una decisione sofferta, dolorosa, lo ha detto anche Bach, ma è stata anche una decisione di ulteriore tutela e garanzia nei confronti dei protagonisti dei Giochi, degli atleti – sottolinea Malagò – Bisognerà ora verificare, in base alle curve dei contagi, quale percentuale rispetto alla capienza degli impianti sarà destinata al pubblico giapponese. Ma comunque ci saranno fra le 80 mila e le 100 mila persone straniere accreditate”.

Restando in tema di vaccini, Malagò plaude all’iniziativa di Barelli di mettere a disposizione i centri federali “ma è arrivata dopo quella del Coni, che è stato chiamato da Figliuolo:
abbiamo individuato in ogni città e capoluogo di provincia un luogo dove avverranno le vaccinazioni non solo per il mondo sportivo ma per tutta la cittadinanza”. Detto che chiamerà in giornata Federica Brignone che ieri ha seminato dubbi sul suo futuro, per quanto riguarda il momento del calcio italiano, con quasi tutte le squadre fuori dalle coppe, “c’è chi dice sia un problema di mentalità, chi tecnico, chi di risorse finanziarie.
Ma c’è un dato di fatto: quello che ha fatto Mancini è un lavoro superiore a quelli che sono i risultati delle nostre squadre in Europa. Ci sono giovani bravi ma Mancini è stato bravo a dare loro fiducia”. E restando in tema di calcio, sul possibile naufragio del progetto legato all’ingresso dei fondi privati in Lega, “ho sempre detto di essere favorevole a tutto quello che serviva o serve a migliorare questo sistema, che sia un fondo o altri soggetti, poi sono contento di starne fuori vista l’affettuosa, elegante litigiosità che c’è all’interno”, sottolinea Malagò.

Che non può nascondere la propria preoccupazione per il momento che tutto lo sport italiano sta vivendo. “Il sistema è al collasso, la crisi, la pandemia stanno trascinando tutti in problemi di carattere finanziario oltre a tutto il resto – rinnova l’allarme il presidente del Coni – I governi stanno cercando di dare una mano ai dipendenti ma oggettivamente, nei confronti delle società, questo aiuto non c’è stato. La nostra filiera fatta da circa 100 mila associazioni sportive o società sportive dilettantistiche ha dei problemi enormi. Nell’attenzione di salvaguardare il lavoratore, occhio che qui si rischia di non aver salvaguardato il datore di lavoro. Se ci sono le risorse economiche, va razionalizzato il sistema il più possibile, mettere a terra delle sinergie e trovare con dei progetti dei privati che oggi investano sul settore, che è di grande interesse”.

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