Nel suo rapporto “Crop Prospects and Food Situation”, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) elenca quarantacinque paesi che avranno bisogno di aiuti alimentari esterni nel 2021.
Trentaquattro di loro si trovano in Africa, Burkina Faso, Burundi, Capo Verde, Camerun, Repubblica del Congo, Gibuti, Eritrea, Eswatini, Etiopia, Guinea, Kenya, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Namibia, Niger, Nigeria, Uganda , Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Ciad, Zambia, Zimbabwe, e tre nel Mediterraneo: Libia, Libano e Siria. In Libia, la FAO sottolinea l’insicurezza, l’instabilita’ economica e politica e gli alti prezzi dei prodotti alimentari. Si ritiene che 1,3 milioni di persone (il 23% della popolazione) siano sotto assistenza umanitaria, di cui 700 mila bisognosi di aiuti alimentari.
“La metà sono libici sfollati o migranti residenti in Libia o in transito nel Paese”, si legge nel rapporto dell’organizzazione Onu. Soggetto per mesi alla crisi finanziaria ed economica e alle sue ripercussioni sociali, il Libano non puo’ piu’ nutrire la sua popolazione. Nell’agosto 2020, la Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale (ESCWA) ha rivelato che il 55% degli abitanti viveva al di sotto della soglia di poverta’ contro il 28% del 2019. Secondo il rapporto pubblicato il 4 marzo 2021 dalla FAO, questo il dato sarebbe oggi piu’ alto a causa di un calo del potere d’acquisto delle famiglie. Secondo i dati della Siria, 12,4 milioni di abitanti (il 60% della popolazione totale) soffrono di insicurezza alimentare. Si tratta di 5,4 milioni in piu’ rispetto alla fine del 2019. “Anche se vengono forniti aiuti alimentari internazionali, i rifugiati siriani stanno facendo pressione sulle risorse delle comunita’ ospitanti”, afferma la FAO.
L’organizzazione con sede a Roma stima che tra gennaio e giugno 2021 il numero di persone con insicurezza alimentare aumentera’ di quasi 3 milioni per raggiungere i 16,2 milioni in tutto il mondo.
E questo, nonostante la produzione mondiale di grano (502 milioni di tonnellate per i 51 paesi a basso reddito e con deficit alimentare) in crescita del 3% nel 2020 rispetto al 2019 e una previsione di un nuovo record nel 2021 con 780 milioni di tonnellate. Si noti, tuttavia, che l’Unione Europea (281,5 milioni di tonnellate) e il Nord Africa (32,7 milioni di tonnellate) sono le uniche due grandi regioni a registrare un calo della produzione di cereali nello stesso periodo con rispettivamente -13,1% e -9,5%. A livello mondiale, la produzione cerealicola totale e’ stata di 2.761,3 milioni di tonnellate (+ 1,9%) nel 2020.
“Nel 2020-2021, l’organizzazione delle Nazioni Unite prevede in particolare una crescita annua del 2,0% dell’uso globale di grano, che dovrebbe raggiungere i 2,766 miliardi di tonnellate. Si tratta di un aumento del 5,5% del commercio mondiale di cereali, che dovrebbe rappresentare 464 milioni di tonnellate. La FAO si aspetta anche che le scorte mondiali di riso e grano crescano, mentre quelle di cereali grossolani dovrebbero diminuire”, afferma il rapporto dell’istituzione. L’indice FAO vede un aumento dei prodotti alimentari nel febbraio 2021, il nono mese consecutivo di aumento. Cio’ riguarda principalmente lo zucchero (+ 6,4% rispetto a gennaio 2021) e gli oli vegetali (+ 6,2% – il livello piu’ alto da aprile 2012). I prezzi dei cereali da soli sono aumentati in media dell’1,2% rispetto a gennaio. Il sorgo ha registrato un aumento del 17,4% nel mese poiche’ i prezzi internazionali di mais, grano e riso sono rimasti stabili o sono leggermente aumentati.