Entro stasera Draghi avrà sul tavolo tutto quello che gli serve per salire al Quirinale, sciogliere la riserva e lavorare alla squadra dei ministri per presentarsi il prima possibile in Parlamento.
All’ampio consenso politico registrato nel primo giro di consultazioni si è aggiunto anche quello sul programma, esposto a grandi linee dal Presidente incaricato. Oltre alla lotta al virus, c’è la cornice europea e atlantica, il focus sullo sviluppo e gli investimenti, l’attenzione agli eccessi della spesa corrente, l’importanza enorme della scuola, le riforme necessarie affinché i progetti possano essere realizzati. Sullo sfondo, la tenuta sociale del Paese che sarà messa a dura prova nei prossimi mesi, quando verrà meno il blocco dei licenziamenti.
Draghi ha una montagna da scalare in poco tempo. Può contare su una luna di miele da parte della quasi totalità dei partiti che accompagnerà il suo cammino almeno per i primi quattro mesi.
Poi speriamo che il clima di concordia nazionale continui e che la frenesia dei partiti di ritrovare spazi di manovra sia tenuta a bada dal senso di responsabilità.
Alcune tra le forze che sosterranno Draghi, forse, preferirebbero che il governo in 10 mesi facesse l’essenziale per mettere in sicurezza il Paese e poi dichiarasse esaurito il suo compito. In questo modo, tra un anno si eleggerebbe il successore di Mattarella e il prossimo Presidente della Repubblica potrebbe anticipare le elezioni del 2023 alla primavera del 2022.
In realtà all’Italia serve un governo stabile e ad alta intensità di lavoro per i prossimi due annui. Non basta solo ottenere la promozione europea ai piani e ottenere i 209 miliardi. Serve anche cominciare a realizzarli secondo tempi rigidi. In due anni si può già fare molto. Ma poi ci sono riforme strutturali (giustizia, pubblica amministrazione, scuola e università, mercato del lavoro, poteri Stato-Regioni) che richiedono un clima sereno e non di contrapposizione.
Interesse di tutti sarebbe quello di mantenere l’atmosfera di concordia nazionale il più a lungo possibile e di concedersi 2 anni di tregua per trovare ciò che unisce e non ciò che divide.
Abituati a continui terremoti politici, un periodo di calma fa bene a tutti: all’Italia e ai singoli partiti. non dovendo litigare tutti i giorni potrebbero fare i conti in casa propria, in una sorta di ritiro spirituale di cui hanno tutti bisogno.