venerdì, 18 Ottobre, 2024
Società

Adolescenti e genitori ai tempi del Covid-19

Ormai è trascorso quasi un anno dall’inizio della grave situazione sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 che ha modificato profondamente le nostre vite, sia da un punto di vista economico, sia per quanto riguarda i comportamenti sociali, ma soprattutto da un punto di vista psicologico.

Il numero di persone che si sono avvicinate alla psicoterapia negli ultimi mesi è stato un crescendo continuo: l’incertezza sul futuro, il venir meno del “controllo” delle proprie giornate, il senso di impotenza rispetto alla diffusione del virus ed il non poter stabilire una data certa per la conclusione della diffusione del virus, ha causato un aumento esponenziale di sintomi di natura prettamente psicologica come l’ansia, disturbi psicosomatici, cali dell’umore, ma anche rabbia conseguente al rispetto delle norme sociali dettate dai vari DPCM. 

A tal proposito, grazie ad un protocollo d’intesa stipulato tra il MIUR (Ministero Università Ricerca ed Istruzione) ed il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) al fine di contrastare gli effetti psicologici conseguenti alla pandemia ma anche in un’ottica di prevenzione degli stessi, in tutte le scuole che hanno deciso di aderire, ha fatto il suo ingresso proprio in questi ultimi mesi, uno psicologo esperto per supportare alunni, docenti e genitori.

È proprio da quest’esperienza professionale vissuta da me in prima persona come psicologa psicoterapeuta incaricata in un Istituto Comprensivo di Lanciano, che sto constatando come le principali vittime dei suddetti disagi psicologici siano soprattutto i pre-adolescenti, gli adolescenti ma anche tanti genitori che stanno chiedendo aiuto agli esperti per una migliore gestione della genitorialità.

L’adolescenza è quella fase del ciclo di vita di per sé caratterizzata dal bisogno fisiologico dei ragazzi di costruire il proprio senso d’identità separato ed indipendente dalle figure di riferimento principali e l’iniziare ad esplorare il mondo circostante in autonomia senza gli adulti. 

Attualmente la pandemia ha ostacolato tutto questo, le uscite con il gruppo dei pari sono state impedite a causa delle norme, l’isolamento sociale è diventata situazione sempre più frequente favorendo l’incremento dell’uso dei dispositivi elettronici e delle piattaforme social. 

Il cellulare ed il computer sono diventati gli unici strumenti che consentono ai nostri ragazzi di mantenere vivo, seppure in maniera virtuale, un minimo “contatto” con il gruppo dei pari, fondamentale per il loro sviluppo psicologico e la socializzazione.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticare come i dispositivi elettronici, in un momento così difficile, siano stati anche se con tutte le loro criticità, strumenti indispensabili per garantire una continuità nell’apprendimento degli studenti e nello svolgimento delle lezioni scolastiche con la Didattica a Distanza. 

Allo stesso tempo, molti genitori in questi giorni sono preoccupati e smarriti per i gravi fatti di cronaca che hanno riguardato la morte di una pre-adolescente in seguito ad una “sfida” su una piattaforma social. Come prevenire tali gesti prima che sia troppo tardi? 

Quali i segnali a cui prestare attenzione? Negli adolescenti è stato dimostrato come ci sia una scarsa valutazione del rischio e del pericolo dovuta anche alle caratteristiche biologiche del cervello ed un senso di onnipotenza diffuso da cui origina la convinzione “non può succedermi nulla”! 

A causa di questa predisposizione naturale alla trasgressione delle regole da parte degli adolescenti, l’imposizione di divieti estremamente rigidi ed il vietare del tutto l’uso del dispositivo, spesso non offre i frutti sperati perché quanto più per l’adolescente qualcosa risulta proibita, quanto più il desiderio nei confronti di essa aumenta rendendola maggiormente attraente. Si tratta piuttosto di regolamentarne l’uso affinché non si sfoci in abuso magari “contrattando” insieme con i propri figli le ore da trascorrere sul tablet dopo aver svolto altre attività. 

L’impegno primario da parte dei genitori può e deve essere quello di dedicare maggior tempo ai ragazzi.

Tempo che sia più di “qualità” che di quantità. Si possono trascorrere anche poche ore insieme ai propri figli a causa del lavoro, ma se in quel tempo si è effettivamente “sintonizzati emotivamente” con loro, ci si pone in un atteggiamento di ascolto attento ed autentico,  interessandosi ad essi, ai loro vissuti,  comprendendo come si sentono possiamo dire che già una buona parte del “lavoro di genitore” è stata avviata.

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