C’è un gran fermento tra quanti in Italia, e sono tanti, pensano che sia giunta l’ora che la politica, quella con la P maiuscola torni protagonista su una scena dominata per troppo tempo dal suo opposto. Antipolitica, populismo, demagogia, denigrazione sistematica delle istituzioni, discredito gettato sul Parlamento e via di questo passo hanno segnato, negativamente, una stagione che, per fortuna, sembra volgere al tramonto.
Leader approssimativi, incolti e impreparati, privi di senso dello Stato e di qualsiasi visione concreta della realtà hanno approfittato del disorientamento e anche delle delusioni dei cittadini verso un modo di fare politica che non ha prodotto grandi scelte, non ha risolto i problemi strutturali del Paese e si è crogiolata in una gestione mediocre dell’esistente.
Facendo leva su questi malumori i lanzichenecchi dell’antipolitica hanno scatenato un’offensiva spregiudicata fatta di slogan ad effetto, ammalianti e ingannevoli come le peggiori sirene. Hanno profuso tutte le loro energie non nell’elaborazione di nuovi programmi seri e praticabili ma nella predicazione del “gran rifiuto” di tutto quello fatto da altri, proponendosi come il “totalmente altro”, solleticando i peggiori istinti ,aizzando gli animi contro qualunque nome, simbolo, istituzione, riferimento culturale che potesse essere ricondotto al “male assoluto” rappresentato dalla vecchia politica.
In questa azione iconoclastica non hanno saputo distinguere tra ciò che era giusto criticare, anche duramente, e quello che invece doveva essere preservato: hanno fatto di ogni erba un fascio e poi gli hanno dato fuoco scatenando l’incendio che ha portato l’Italia sull’orlo di una gravissima crisi di legittimazione delle sue istituzioni e della stessa democrazia rappresentativa.
I crociati dell’antipolitica hanno sgretolato le regole del confronto tra diverse posizioni autodefinendosi come i “duri e puri” autorizzati a denigrare offendere ostracizzare chiunque non la pensasse come loro.
Il veleno dell’intolleranza si è insinuato nella vita pubblica a livelli mai visti dai tempi del terrorismo degli anni Settanta. L’Europa è stata ridicolizzata e descritta come una tiranna usurpatrice della sovranità nazionale , asservita ai peggiori poteri nascosti. Hanno strizzato l’occhio ai peggiori regimi illiberali e dispotici con un riferimento continuo al “popolo” come un mantra ossessivo che avrebbe dovuto trasformare i cittadini in un gregge pronto a seguire questo o quel capetto ansioso di pieni poteri…in nome anche della democrazia diretta.
Un guazzabuglio confuso di non-idee, di faciloneria nel costruire false utopie, di assenza della memoria storica dell’Italia, di scarsa sensibilità democratica, mescolata alla presunzione di sentirsi per autodefinizione l’élite dei migliori cui tutto deve essere consentito e le cui posizioni non possono essere oggetto di alcuna critica.
Il prodotto ,in termini di proposte e decisioni di questa sbornia antipolitica è stato deludente, a tratti pericoloso. Ha esposto l’Italia al rischio di essere emarginata in Europa, ha acuito mali storici come l’assistenzialismo, l’occupazione politica delle istituzioni e degli incarichi pubblici senza alcun aggancio a valutazioni di competenza e professionalità.
Lo sloganismo, alimentato dai megafoni di talk show che hanno amplificato i moduli espressivi dell’antipolitica è diventato il buco nero che ha svuotato la politica di ogni contenuto serio .
Ora tutto questo sembra essere in declino: chi di delusione ferisce di delusione perisce. E così l’antipolitica ha smesso di essere attrattiva ed è apparsa come un enorme spaventoso vuoto.
E’ grande oggi la domanda per una politica seria, moderna rinnovata nei modi e nei contenuti, ma aderente alla realtà ,ancorata ai valori della nostra storia di Paese industriale avanzato, democratico, pluralista ed europeo.
A questo bisogno di serietà, di competenza, di passione per il bene comune, per il rispetto dello Stato e delle sue istituzioni bisogna dare una risposta. Ci sono tanti fermenti in atto, varie iniziative per dar vita a nuovi soggetti politici. E’ il segnale dell’inversione di rotta nell’opinione pubblica stufa del nulla con cui l’antipolitica l’ha abbindolata.
L’iniziativa di Saint Vincent va in questa direzione: portare un vento nuovo di riformismo vero che affronti i problemi con concretezza e coraggio, in nome dei valori fondanti della nostra vita collettiva. Grazie a Dio l’Italia ha ancora energie forti per ridare dignità e ruolo alla Politica e offrire ai giovani la speranza che il loro Paese torni ad essere ben governato e sia il migliore giardino in cui coltivare i fiori del futuro.