“Sollecitiamo il Governo a semplificare le norme per i tanti richiedenti asilo e rifugiati accolti in Italia che vorrebbero ma non possono lavorare: basterebbero alcuni chiarimenti dal Ministero dell’Interno su tempi e modalità di conversione dei permessi per riconoscere loro maggiori possibilità di impiego”.
Lo afferma Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata domani, alla quale quest’anno Papa Francesco ha dedicato il messaggio “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”.
“Oltre a migliorare il nostro sistema di accoglienza – prosegue Rota – è fondamentale coltivare l’integrazione e l’inclusione sociale, che si costruiscono anche e soprattutto con il lavoro. In agricoltura, in particolare, circa un terzo degli operai sono di origine straniera e in alcune filiere si supera anche il 50%, ma ancora oggi le conseguenze della pandemia hanno fatto emergere forti criticità rispetto al reperimento della manodopera: bisogna dare risposte adeguate, che rendano più efficiente il mercato del lavoro senza scorciatoie che mettano a repentaglio il contratto nazionale”.
“Negli ultimi anni tanti progetti realizzati dalle parti sociali con il terzo settore in agricoltura hanno favorito processi di integrazione vera, garantendo dignità e autonomia a chi arriva nel nostro Paese, e mentre in Europa si pensa a come rivedere gli accordi di Dublino è giusto – continua Rota – che in casa nostra si mettano in campo riforme per superare l’assistenzialismo con politiche attive del lavoro che siano a misura di tutti”.
Nei mesi scorsi il Pontefice aveva anche sostenuto la battaglia della Fai Cisl per la regolarizzazione dei braccianti irregolari, poi realizzata dal Governo. “Anche se quel provvedimento non ha dato i risultati sperati, a causa dei limiti che avevamo segnalato – commenta il sindacalista – è stato comunque un primo passo per affrontare la piaga del lavoro irregolare, in cui spesso finiscono purtroppo anche rifugiati e richiedenti asilo. Sappiamo che i lavoratori sfruttati sono molti di più dei circa 30 mila regolarizzati. Proseguiremo dunque le nostre battaglie, portando avanti la campagna Sos Caporalato e progetti radicati sul territorio per la dignità del lavoro e dei lavoratori”. (Italpress)