A inizio settimana, Bill Gates ha detto che del Covid ne avremo ancora per un po’ e che è realistico ragionare su un orizzonte di almeno un paio d’anni. Ammesso e non concesso che le cose tornino a funzionare come prima della pandemia, ci sarà da fare i conti con un mondo che, tanto per cambiare, scopriremo diverso ancora una volta.
Infatti, spostando il ragionamento di Bill Gates un po’ più in qua, salta subito all’occhio come gli ultimi vent’anni abbiano una matrice comune nell’instabilità. Dei mercati, geopolitica, personale.
A grandi linee, dal Millennium Bug siamo finiti, in un lasso di tempo troppo breve, dritti dentro una pandemia passando per lo scoppio della bolla delle dotcom, una crisi finanziaria mai del tutto risolta, un attacco senza eguali al mondo occidentale cominciato con le Torri Gemelle e il crescente disagio sociale amplificato dai social network nati pochi anni dopo quell’attacco.
Questi continui e radicali cambiamenti ci hanno disorientato. Lo confermano anche le letture che facciamo. Per esempio, NPD Bookscan, società di analisi dell’industria editoriale, sottolinea come nel corso degli ultimi venti anni sia progressivamente emersa da un lato la preferenza verso i romanzi storici, in un trend generale che ha visto la fiction cedere terreno alla saggistica e quindi ai libri più informativi e, dall’altro, la tendenza a consumare media che offrono comfort e svago, pensiamo a intrattenimento TV e via streaming: Netflix docet.
Come interpretare questi dati? Una chiave di lettura potrebbe essere quella che ci suggerisce da un lato, la necessità di avere una prospettiva che ci aiuti a fare ordine in un mondo che ci appare assai confuso e, dall’altro, proprio per l’ansia che questo disordine crea, la necessità che abbiamo tutti noi di essere rassicurati, sollevati.
Illuminante a questo proposito quanto scritto da uno degli oltre 12 milioni di follower di Casey Neistat, superstar americana di YouTube dalla storia personale incredibile: “Adoro questo video, Casey! È breve e dolce, molti di noi trovano nel tuo lavoro un’occasione per evadere. Il tuo modo di parlare e la tua visione del mondo sono rinfrescanti. Grazie”.
Insomma, il problema è che non capiamo dove stiamo andando, cosa accadrà di nuovo, come possiamo pianificare in queste condizioni il nostro futuro e come potremo lavorarci se ogni volta qualcuno ci sposta il nostro pezzo di formaggio, per citare uno dei libri campioni di incasso dei primi anni 2000.
In altri termini, se il cambiamento è nella logica delle cose, questo va tuttavia accompagnato e digerito passo dopo passo affinché sia efficace. Se infatti è vero che siamo esseri adattivi, è altrettanto vero che capire e adattarsi richiede tempo e stabilità, cose che al momento sembrano vera e propria utopia.