La diplomazia sulla guerra in Ucraina ha registrato un’accelerazione con l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky in Florida al centro di una sequenza di telefonate e dichiarazioni che coinvolgono Mosca e i principali leader europei. La Casa Bianca, per voce della portavoce Karoline Leavitt, ha definito “positiva” anche la nuova telefonata tra Trump e Vladimir Putin, mentre dal Cremlino è arrivato un segnale opposto, una pressione politica più alta e toni di minaccia.
Dopo il faccia a faccia con Trump, Zelensky ha sostenuto che il piano americano in 20 punti è concordato “al 90 per cento”, ma ha indicato due questioni ancora irrisolte, i territori e la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Sul capitolo sicurezza, Kiev dice di avere un’intesa piena sulla dimensione militare, ma chiede garanzie più lunghe rispetto ai 15 anni proposti dagli Stati Uniti con opzione di proroga.
Zelensky ha anche definito “necessaria” la presenza di contingenti internazionali come garanzia concreta e ha ribadito che qualsiasi scelta sul territorio dovrà rispettare la legge ucraina e, se previsto, passare da un referendum. Trump, da parte sua, ha ammesso che la questione del Donbas resta difficile e che si sta cercando di superare l’ostacolo del cessate il fuoco, su cui Mosca è contraria.
Europa compatta ma prudente
Dopo l’incontro in Florida, un lungo confronto telefonico ha coinvolto Trump, Zelensky e diversi leader europei.
Ursula von der Leyen ha parlato di “buoni progressi” e della necessità di garanzie di sicurezza “ferree” fin dal primo giorno.
Emmanuel Macron ha annunciato una riunione a Parigi a inizio gennaio della coalizione dei Volenterosi per finalizzare i contributi concreti di ciascun Paese.
Keir Starmer ha assicurato sostegno allo slancio negoziale, sottolineando urgenza e garanzie.
Donald Tusk, pur riconoscendo come un successo la partecipazione americana alle garanzie, ha avvertito che i negoziati sono ancora lontani dalla conclusione e che l’Occidente perderebbe se la Russia riuscisse a dividere gli alleati.
Zelensky ha sentito anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz, sostenendo che Mosca sta cercando di sabotare la diplomazia.
Mosca alza la posta
Il punto di rottura è arrivato con le dichiarazioni del ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che ha accusato Kiev di un presunto attacco con 91 droni alla residenza di Putin nella regione di Novgorod nella notte tra il 28 e il 29 dicembre, parlando di “terrorismo di Stato” e annunciando che la Russia rivedrà la propria posizione negoziale pur senza abbandonare i colloqui con Washington. Zelensky ha respinto l’accusa definendola menzogna e ha chiesto a Trump una reazione alle minacce russe.
Il ministro ucraino Andrii Sybiha ha parlato di provocazione inventata per creare un pretesto per nuovi attacchi e per ostacolare il processo di pace. Da Mosca, l’assistente Yuri Ushakov ha riferito che Trump sarebbe rimasto “sbalordito e indignato” quando Putin gli ha parlato dell’episodio. Sul piano politico, il portavoce Dmitry Peskov ha sostenuto che i colloqui sono nella fase finale, ma ha indicato come condizione il ritiro ucraino dal Donbas oltre i confini amministrativi, senza entrare nel dettaglio su Kherson e Zaporizhzhia.
Intanto Putin, parlando ai comandi militari, ha rilanciato gli obiettivi sul terreno, affermando che oltre al Donbas la Russia deve avanzare per “liberare” anche la città di Zaporizhzhia. Il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov ha parlato di avanzate lungo quasi tutta la linea del fronte e ha rivendicato conquiste territoriali nel 2025.
Italia, Cdm e proroga aiuti
A Roma, il Consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi ha dato via libera al decreto legge che proroga l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti in favore dell’Ucraina e contiene anche norme sul rinnovo di alcuni permessi di soggiorno e sulla sicurezza dei giornalisti freelance inviati in aree di guerra. Nella bozza, dopo un pressing politico, è cambiato il titolo, ma nell’articolato resta esplicito il riferimento agli equipaggiamenti militari. Antonio Tajani ha confermato che l’Italia sostiene il tentativo americano e continuerà ad aiutare Kiev sul piano militare, economico e politico, anche in vista della ricostruzione.
Guerra sul terreno
Sul campo, lo stato maggiore ucraino ha parlato di 209 scontri in un giorno, con raid aerei, artiglieria e migliaia di droni impiegati. Media russi hanno riferito dell’abbattimento notturno di 89 droni ucraini su varie regioni, mentre un quotidiano indipendente ha segnalato esplosioni vicino a un aeroporto militare nel sud della Russia. Nel Donetsk, la procura ucraina ha aperto un’inchiesta sull’uccisione di due prigionieri di guerra, definendo l’episodio una violazione delle Convenzioni di Ginevra.
Nel quadro energetico, il direttore installato da Mosca della centrale di Zaporizhzhia ha sostenuto che l’impianto potrebbe tornare a produrre entro 18 mesi dalla fine della guerra, mentre Zelensky continua a indicare proprio Zaporizhzhia tra i nodi irrisolti del negoziato. Parallelamente, Kiev ha riferito di nuovi contatti con l’inviato americano Steve Witkoff per coordinare i prossimi passi, mentre il Cremlino ha confermato l’intenzione di una nuova telefonata tra Putin e Trump dopo quella conclusa ieri.



