CNA Federmoda accoglie con favore lo stralcio dal Ddl Pmi delle misure relative alla certificazione della filiera moda, una scelta che tiene conto della necessità di ulteriori approfondimenti sull’impianto normativo. Un’esigenza emersa con chiarezza nel corso del confronto tra istituzioni e parti sociali, alla luce della complessità del settore e della struttura frammentata delle filiere produttive.
Migliorare le filiere
“Come CNA Federmoda, nel corso della riunione del Tavolo Moda del 15 dicembre presso il MIMIT, abbiamo ribadito l’importanza di intervenire per migliorare concretamente le condizioni delle filiere moda”, dichiara Doriana Marini, Presidente Nazionale di Cna Federmoda. “La legalità di filiera deve poggiare sulla giustizia contrattuale, attraverso la piena applicazione della Legge 192/1998 sulla subfornitura, una definizione chiara dei prezzi e una distribuzione più equa del valore aggiunto lungo tutta la catena produttiva”.
Obblighi sproporzionati
Secondo Cna Federmoda, è fondamentale che la responsabilità sia condivisa da tutti i soggetti coinvolti, inclusi i capo filiera, evitando che nuovi obblighi amministrativi e burocratici ricadano in modo sproporzionato sulle piccole e micro imprese, che rappresentano l’ossatura del comparto moda italiano.
Confronto in tempi rapidi
“L’iniziativa del Ministro Urso di lavorare a una certificazione unica di filiera è certamente un passo nella giusta direzione”, prosegue Marini. “Tuttavia, è indispensabile garantire una reale trasparenza del sistema, scongiurare la duplicazione degli audit già esistenti e assicurare criteri commisurati alle dimensioni aziendali”. Da qui il giudizio positivo sulla disponibilità manifestata dal Governo a proseguire il confronto: “È importante”, sottolinea la Presidente, “che questo avvenga in tempi rapidi e che già nel mese di gennaio si possa riconvocare il tavolo per arrivare a una misura realmente condivisa da tutte le parti sociali».
Stop ultra fast fashion
Cna Federmoda ribadisce infine il proprio sostegno alle iniziative volte a contrastare il fenomeno dell’ultra fast fashion. “Si tratta di interventi necessari per arginare l’uso sleale dell’e-commerce da parte di piattaforme extra-UE che immettono sul mercato prodotti non conformi alle normative comunitarie”, conclude Marini. “In questo quadro, riteniamo altrettanto strategico il rafforzamento dell’operatività delle dogane, così da garantire controlli più efficaci e puntuali sui pacchi in importazione e tutelare imprese, lavoratori e consumatori”.



