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L’Italia a debito: la bomba silenziosa che cresce nelle famiglie

Non parliamo più soltanto delle fasce tradizionalmente fragili, ma di lavoratori, giovani, anziani, persone con un reddito che fino a pochi anni fa garantiva una vita dignitosa
domenica, 28 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

Dal “Compro ora, paga dopo” agli affitti insostenibili, milioni di italiani si indebitano per arrivare a fine mese. Non è più una fragilità individuale ma un’emergenza economica e sociale che la politica continua a rimandare

Quanti debiti stanno accumulando le famiglie senza che questo sia un argomento politico e di emergenza economica e sociale?

È una domanda che dovrebbe stare al centro del dibattito pubblico e che invece resta ai margini, quasi fosse una questione privata, una colpa individuale. Eppure il progressivo indebitamento degli italiani sta assumendo le dimensioni di una vera emergenza nazionale, destinata a esplodere se continuerà a essere ignorata o affrontata con misure tampone.

C’è una parte sempre più ampia di cittadini che non riesce ad arrivare a fine mese, che fatica a pagare l’affitto, le bollette, persino la spesa alimentare. Famiglie che non hanno alcun margine per fronteggiare un imprevisto di poche centinaia di euro. Non parliamo più soltanto delle fasce tradizionalmente fragili, ma di lavoratori, giovani, anziani, persone con un reddito che fino a pochi anni fa garantiva una vita dignitosa. Oggi non è più così.

Sempre più facile indebitarsi

In questo contesto si inserisce l’esplosione del Buy Now Pay Later – “Compra ora, paga dopo” – che vale già 6,8 miliardi di euro e cresce a ritmi allarmanti. Nel primo semestre del 2025 l’utilizzo di questi strumenti è aumentato del 28%, mentre le piattaforme dedicate hanno registrato un balzo del +188% dal 2022. Allo stesso tempo, il credito tradizionale di piccolo importo è calato del 13%, segno che il debito non diminuisce: cambia solo forma, diventando più invisibile e meno regolato.

L’idea è semplice e seducente: soldi subito, pagamento rimandato. Uno smartphone, i saldi, i regali di Natale. Tutto sembra accessibile, senza la percezione di contrarre un vero debito. Ma è proprio qui che si annida il rischio. Circa una famiglia su tre ha fatto ricorso al credito per i regali natalizi e il 7,5% delle famiglie è già a rischio di sovraindebitamento a causa di questi strumenti.

L’illusione che tutto sia facile

L’88,1% degli italiani ga acquistato regali, ma il 36,4% ha dovuto ricorrere al credito per farlo. E il 17% degli utilizzatori del “compro ora, pago domani” è composto da giovani o persone senza una storia creditizia, che entrano nel mondo del debito attraverso servizi percepiti come innocui.

Cresce la precarietà economica

A conti fatti, il quadro socio economico è esposto a rischi crescenti: il 41% degli italiani ha almeno un debito a proprio nome e oltre un terzo non sarebbe in grado di affrontare una spesa imprevista da mille euro. In alcuni casi il credito serve persino per acquistare beni essenziali. È il segno di una precarietà economica strutturale, che rischia di trasformare l’indebitamento in una condizione permanente.

Secondo una ricerca Ipsos per Kruk Italia, in un Paese dove l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto e l’80% degli italiani dichiara di sentirne il peso, il ricorso ai finanziamenti è diventato la normalità.

Ansia e frustrazione

Ma una normalità vissuta male: il 77% di chi ha debiti non vive certamente la propria situazione con serenità. Le emozioni più diffuse sono ansia (33%), vergogna (26%) e paura (21%). Non stupisce allora che il 70% non condivida la propria condizione con nessuno e che, quando serve aiuto, quasi 4 persone su 10 si rivolgano a familiari o amici, spesso privi delle competenze necessarie, invece che a professionisti del credito.

Solo un italiano su cinque riesce a considerare il debito come uno strumento da gestire con lucidità.

Tutto corre tranne gli stipendi

A pesare non è solo il giudizio sociale, ma anche una grave carenza di alfabetizzazione finanziaria: il 35% degli italiani dichiara di non conoscere nemmeno le nozioni di base su mutui, tassi e prestiti. Così si rimanda, si nasconde il problema, si rinuncia a strumenti di tutela come le assicurazioni o i piani di ristrutturazione del debito, utilizzati oggi da appena il 3% del campione.

Intanto, il costo della vita cresce più velocemente dei salari. Chi lavora è spesso costretto a spostarsi, ma gli affitti nelle grandi città e nei poli produttivi sono diventati insostenibili rispetto alle buste paga. Il debito diventa allora l’unico modo per restare a galla, non per migliorare la propria condizione.

Continuare a pensare che bastino rottamazioni, sconti fiscali o interventi occasionali è un’illusione. Il debito privato delle famiglie sta diventando una bolla che rischia di scoppiare, innescando una reazione a catena dagli esiti imprevedibili: sui consumi, sulla coesione sociale, sulla tenuta stessa del Paese.

Politica e partiti ne tengano conto

La politica non può più voltarsi dall’altra parte. L’indebitamento diffuso non è una somma di fallimenti individuali, ma il sintomo di un sistema che non regge più. Riconoscerlo, affrontarlo con serietà e senza rinvii, è una responsabilità collettiva. Prima che l’emergenza diventi irreversibile.

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