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Sette milioni di euro a Hamas, nove arresti in Italia, coinvolte tre associazioni

Smantellata una rete accusata di aver dirottato fondi raccolti per scopi umanitari. Sullo sfondo, il Medio Oriente resta attraversato da tensioni tra Gaza, Libano e Siria.
sabato, 27 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Oltre sette milioni di euro che, secondo gli inquirenti, invece di raggiungere la popolazione civile di Gaza sarebbero finiti a rafforzare l’apparato di Hamas. È questo il bilancio di una vasta operazione antiterrorismo coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova che ha ricostruito una rete strutturata, un vero e proprio sistema di sostegno economico a Hamas seguendo le tracce dei bonifici, delle triangolazioni e delle raccolte fondi presentate come iniziative umanitarie.
Le misure cautelari hanno colpito nove persone, tutte finite in custodia cautelare in carcere, e tre associazioni formalmente impegnate nella solidarietà internazionale. Un’operazione resa possibile dall’incrocio di segnalazioni per operazioni finanziarie sospette, già emerse prima del 7 ottobre 2023, e da un intenso scambio informativo con altre procure italiane e con autorità giudiziarie di diversi Paesi europei, tra cui i Paesi Bassi. Secondo la ricostruzione investigativa, circa il 71 per cento dei fondi raccolti con la causale di aiuti umanitari sarebbe stato dirottato verso Hamas o verso enti e soggetti ritenuti direttamente collegati o controllati dall’organizzazione.
Il meccanismo, descritto nei provvedimenti del giudice per le indagini preliminari, prevedeva l’uso di associazioni con sede in Italia e all’estero come snodi finanziari. Da lì il denaro veniva trasferito, anche attraverso complesse operazioni di triangolazione bancaria, a organizzazioni attive a Gaza, nei Territori palestinesi o in Israele, dichiarate illegali dallo Stato israeliano perché considerate parte integrante della galassia di Hamas. In alcuni casi, il sostegno economico avrebbe riguardato anche i familiari di militanti coinvolti in attentati o di detenuti per reati di terrorismo, contribuendo, secondo gli inquirenti, a consolidare il consenso interno e l’adesione alla strategia armata, inclusa la disponibilità ad azioni suicide.
Gli indagati rispondono dell’accusa di associazione con finalità di terrorismo, anche internazionale, ai sensi dell’articolo 270 bis del codice penale. Tra le strutture coinvolte figurano associazioni con sede a Genova e Milano, formalmente attive da anni nel campo della beneficenza. La stima complessiva dei fondi sottratti alla destinazione dichiarata ammonta a 7.288.248 euro, risorse che, se le accuse saranno confermate, non avrebbero mai raggiunto i civili di Gaza.
Sul piano politico, l’operazione è stata rivendicata come un successo dello Stato. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di un intervento “significativo”, sottolineando il livello di efficacia delle forze di polizia italiane. Dalla Farnesina sono arrivate le congratulazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha richiamato l’importanza della cooperazione internazionale nel contrasto al finanziamento del terrorismo.

Il quadro in Medio Oriente

Mentre l’inchiesta italiana accende i riflettori sui canali finanziari che alimentano Hamas, il quadro in Medio Oriente resta segnato da una tensione diffusa. In Libano, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha condannato duramente un’operazione militare israeliana che ha provocato il ferimento di un casco blu della missione UNIFIL. Un episodio definito “completamente inaccettabile”, che riporta al centro il tema della sicurezza dei peacekeeper e del rispetto della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, cardine dell’equilibrio precario lungo il confine israelo libanese.
A Gaza, intanto, il bilancio umanitario continua a peggiorare. Le autorità sanitarie locali parlano di oltre 70.900 vittime dall’inizio del conflitto, con più di 170.000 feriti, numeri che includono anche i morti registrati durante la fragile tregua entrata in vigore a ottobre. Un quadro che alimenta il dibattito internazionale sul futuro della Striscia e sulla tempistica della ricostruzione.
Proprio su questo punto emergono divergenze tra Stati Uniti e Israele. Washington spinge per avviare in parallelo la smilitarizzazione e la ricostruzione di Gaza, nell’ambito della fase successiva del piano promosso dall’amministrazione Trump. Il governo israeliano, invece, insiste sulla necessità di smantellare completamente Hamas prima di qualsiasi intervento strutturale. Sullo sfondo resta l’ipotesi di una forza multinazionale con un mandato simile a quello dell’Unifil, alla quale, secondo indiscrezioni,

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