Undici soldati ecuadoriani sono stati condannati a 34 anni di carcere per la scomparsa e la morte di quattro bambini nel quartiere Las Malvinas di Guayaquil, un caso che ha scosso il Paese e messo sotto accusa la militarizzazione della sicurezza interna. I minori, di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, erano scomparsi nel dicembre 2024 mentre si recavano a giocare a calcio. Secondo l’inchiesta, furono fermati da una pattuglia dell’aeronautica nell’ambito delle operazioni contro il crimine organizzato, poi picchiati, spogliati e abbandonati in una zona isolata. I loro corpi, bruciati e con ferite da arma da fuoco, vennero ritrovati settimane dopo in un’area paludosa alla periferia della città. La sentenza arriva al termine di un’indagine durata un anno, durante il quale le famiglie hanno denunciato depistaggi, silenzi istituzionali e tentativi di presentare i ragazzi come membri di bande criminali. La corte ha riconosciuto la responsabilità diretta degli undici militari, mentre altri cinque soldati che hanno collaborato con la procura hanno ricevuto pene ridotte. Un tenente colonnello, accusato di complicità, è stato assolto per insufficienza di prove. La vicenda si inserisce in un clima di crescente tensione nazionale, con il governo impegnato in una vasta offensiva contro le organizzazioni criminali che controllano interi quartieri urbani. Ma per molti osservatori, il caso dei quattro bambini rappresenta il punto di rottura: la dimostrazione che l’impiego massiccio dei militari nelle strade, senza adeguati controlli, può trasformarsi in abuso sistemico. Fuori dal tribunale, le famiglie hanno accolto la sentenza come una vittoria parziale, ricordando che “giustizia non significa solo condanne, ma garanzie che nulla di simile possa accadere di nuovo”.



