La diplomazia internazionale sull’Ucraina sposta il suo epicentro a Miami, dove sono proseguiti per il secondo giorno consecutivo i colloqui tra Stati Uniti e Russia, mentre sul terreno la guerra ha continuato a colpire con intensità. L’inviato speciale del Cremlino, Kirill Dmitriev, ha definito “costruttivi” i confronti con la delegazione statunitense guidata da Steve Witkoff e da Jared Kushner, annunciando il proseguimento dei negoziati prima del rientro a Mosca. Parallelamente, la presidenza francese ha confermato che nei prossimi giorni verranno definite le modalità di un possibile colloquio tra Emmanuel Macron e Vladimir Putin. L’Eliseo ha precisato che eventuali contatti avverranno in piena trasparenza con Kiev e con i partner europei, con l’obiettivo di favorire una pace solida e duratura. Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, ha confermato la disponibilità di Putin al dialogo, a condizione di una “reciproca volontà politica”. Sul fronte negoziale, restano tuttavia profonde divergenze. Mosca accusa Kiev e l’Unione europea di aver modificato il piano di pace in modo tale da ritardare un accordo. Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov ha ribadito che le proposte europee compromettono le prospettive di una pace duratura e ha escluso, almeno per ora, l’ipotesi di un vertice trilaterale diretto tra Russia, Stati Uniti e Ucraina. Washington, dal canto suo, avrebbe proposto un nuovo formato negoziale più ampio, che includa anche rappresentanti europei, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto consultazioni più strette con i partner dell’Ue prima di qualsiasi passo formale. Il quadro politico è reso ancora più complesso dal dibattito interno negli Stati Uniti. La direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard ha contestato pubblicamente le valutazioni attribuite agli 007 americani secondo cui Mosca avrebbe mire espansionistiche sull’Europa, accusando settori del cosiddetto Deep State di voler minare gli sforzi diplomatici dell’amministrazione Trump. Tuttavia, secondo indiscrezioni riportate da agenzie internazionali, l’intelligence Usa continua a ritenere che Putin non abbia abbandonato l’obiettivo di sottomettere l’Ucraina e di rivendicare aree dell’ex spazio sovietico.
Accordi bilaterali Mosca-Minsk

Sul piano geopolitico più ampio, Mosca continua ad alzare i toni contro l’Occidente mentre rinforza i rapporti diplomatici con i paesi vicini. Nel corso di un incontro con Putin, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha ribadito come Minsk e Mosca stiano attuando integralmente tutti gli accordi bilaterali, dalla cooperazione tecnico militare all’integrazione economica. Il leader bielorusso ha definito l’asse con la Russia una “locomotiva dell’integrazione nello spazio post sovietico”. In parallelo, dal Cremlino il consigliere presidenziale Yuri Ushakov ha chiesto che Washington e gli altri attori coinvolti rispettino gli accordi già raggiunti, in particolare quelli del vertice estivo di Anchorage, avvertendo che senza il rispetto degli impegni precedenti il lavoro diplomatico rischia di arenarsi. Sullo sfondo, Mosca ha inoltre duramente criticato la Strategia di Difesa Nazionale della Romania, accusando Ue e Nato di alimentare un’escalation che, secondo il Ministero degli Esteri russo, potrebbe spingere il mondo sull’orlo di una terza guerra mondiale.
I raid russi e la risposta ucraina
Intanto, la guerra prosegue. Nella notte tra sabato e domenica le forze russe hanno lanciato 97 droni contro diverse regioni ucraine. Le difese di Kiev hanno neutralizzato 75 velivoli, ma un attacco ha danneggiato un’infrastruttura civile nella regione di Rivne, ferendo lievemente un operaio. Zelensky ha denunciato che nell’ultima settimana la Russia ha impiegato circa 1.300 droni, 1.200 bombe aeree guidate e nove missili, colpendo in particolare il sud del Paese e l’area di Odessa. Nuove tensioni sono emerse anche al confine settentrionale. Secondo fonti ucraine, unità russe avrebbero attraversato la frontiera nella regione di Sumy, costringendo l’esercito ucraino a ripiegare da alcune posizioni e trasferendo con la forza decine di civili in territorio russo.



