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Meloni alle Camere: “Sostegno a Kiev, ma senza truppe. Cautela sugli asset russi”

In vista del Consiglio europeo il Premier conferma l’appoggio all’Ucraina nel quadro del coordinamento Ue-Usa, frena sull’uso dei beni congelati a Mosca e difende la linea del governo su economia, immigrazione e Medioriente
giovedì, 18 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

Nessun invio di truppe italiane in Ucraina, sostegno a Kiev confermato sul piano politico e militare, ma attenzione ai profili giuridici e finanziari legati all’uso degli asset russi congelati. È questa in estrema sintesi la linea ribadita ieri dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle comunicazioni alla Camera e al Senato in vista del Consiglio europeo di oggi e domani. “Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni”, ha messo in chiaro il Premier, “ma l’Italia non intende inviare soldati” ha altresì ribadito.

Una posizione netta, che il Primo Ministro ha collocato all’interno di una strategia più ampia, fondata sul coordinamento tra Europa e Stati Uniti e sulla necessità di mantenere pressione sulla Russia. Al centro dell’intervento anche il tema degli asset russi congelati. Meloni ha spiegato che l’Italia ha sostenuto il regolamento europeo che ha disposto l’immobilizzazione dei beni, senza però avallare una decisione sul loro utilizzo: “Decisioni di tale portata giuridica, finanziaria e istituzionale non possono che essere prese a livello dei leader”, ha chiarito, per poi sottolineare di come l’obiettivo di far pagare alla Russia la ricostruzione dell’Ucraina debba poggiare su una “base legale solida”. In caso contrario, ha avvertito, il rischio è quello di contenziosi internazionali, ritorsioni e danni reputazionali, fino a “regalare a Mosca l’unica vittoria dall’inizio della guerra”.

L'intervento di replica del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera dei Deputati
L’intervento di replica del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera dei Deputati

Secondo il Premier il conflitto ha mostrato i limiti dell’offensiva russa: “Mosca si è impantanata, ha conquistato l’1,45% del territorio ucraino a costo di enormi sacrifici”. Una difficoltà che, a suo giudizio, rappresenta l’unico fattore in grado di spingere il Cremlino verso un accordo. La trattativa resta però complessa e lontana, anche per le “pretese irragionevoli” avanzate dalla Russia, in particolare sulla richiesta che l’Ucraina si ritiri dall’intero Donbass, comprese le aree non occupate. “È questo oggi lo scoglio principale”, ha osservato Meloni, precisando che “sul tema dei territori ogni decisione dovrà essere presa dalle parti coinvolte”.

Legame transatlantico

All’interno del suo discorso Meloni ha ribadito l’importanza del legame transatlantico, ricordando il vertice di Berlino con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, diversi leader europei e i negoziatori statunitensi. Un incontro definito “costruttivo e unitario”, dal quale è scaturita una dichiarazione finale che riprende le priorità sostenute dall’Italia negli ultimi mesi: coordinamento tra Ue e Usa, rafforzamento della posizione ucraina, tutela degli interessi europei e mantenimento della deterrenza nei confronti di Mosca. Ampio anche il capitolo dedicato alle politiche europee. Sul prossimo ‘Quadro finanziario pluriennale’, il Primo Ministro ha criticato la proposta della Commissione che prevede maggiori contributi nazionali a fronte di minori risorse per politiche considerate centrali, come la Politica agricola comune e la Coesione: “Non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno”, ha tenuto a precisare per poi rivendicare il ruolo dell’Italia nel chiedere modifiche alle proposte ritenute penalizzanti.

Sul fronte dell’immigrazione il Presidente del Consiglio ha difeso il modello Albania, sostenendo che suscita interesse in altri Paesi europei e che potrà contribuire a ridurre i flussi irregolari e a rafforzare l’azione di contrasto alla tratta di esseri umani. Sul Mercosur, invece, ha invitato alla prudenza, ritenendo prematuro firmare l’accordo senza adeguate garanzie di reciprocità per il settore agricolo.

Il Medioriente

Nel corso delle comunicazioni Meloni ha affrontato anche la crisi in Medioriente, esprimendo cordoglio per l’attacco antisemita avvenuto a Sydney e ribadendo la necessità di una condanna senza ambiguità di ogni forma di antisemitismo. Il Premier ha richiamato l’attenzione su una sottovalutazione del fenomeno, in particolare nelle sue manifestazioni legate all’estremismo islamista e alla delegittimazione dello Stato di Israele. Sul piano politico ha ricordato il piano di pace promosso dagli Stati Uniti, sottolineando come la cessazione delle ostilità a Gaza rappresenti un passaggio necessario ma ancora fragile: “Si tratta di un percorso complesso che richiede l’impegno di tutti per consolidare la tregua e aprire la strada a una stabilizzazione duratura, fino alla prospettiva dei due Stati”. In questo quadro ha richiamato anche l’incontro avuto a Roma con il Presidente palestinese Abu Mazen, che ha chiesto un ruolo italiano attivo e responsabile nella fase attuativa del piano di pace.

La risposta all’opposizione

Elly Schlein, Segretaria Pd
Elly Schlein, Segretaria Pd

Nel corso delle repliche, Meloni ha risposto alle critiche dell’opposizione, rivendicando la compattezza della maggioranza e sottolineando come le forze di minoranza si presentino divise su politica estera e Ucraina. Alla Segretaria del Pd Elly Schlein, che ha parlato di “frigoriferi vuoti”, il Premier ha replicato definendo “irresponsabile” descrivere l’Italia come un Paese in cui ampie fasce della popolazione sarebbero denutrite. “Il rischio di povertà con questo governo sta diminuendo”, ha tenuto a sottolineare citando i dati sull’occupazione e sull’aumento del gettito fiscale, legato anche al fatto che “oggi lavora un milione di persone in più”. Meloni ha infine ribadito la sua impostazione in politica estera: “L’Italia non deve fare da cheerleader, ma costruire prospettive strategiche. Siamo nell’Unione europea e vogliamo rafforzare l’Occidente. Le due cose non si escludono”.

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