Non un convegno rituale, ma un confronto concreto sul futuro del Mezzogiorno quello che si è svolto oggi a Napoli dal titolo ‘Formare per curare, curare per formare’, dedicato ai temi della cooperazione sociale, dell’inclusione, del lavoro e della responsabilità educativa nei territori più fragili del Paese. La cornice è stata quella suggestiva di una chiesa nel cuore della città, uno spazio di grande bellezza e forte valore simbolico che ha contribuito a dare profondità al dibattito: un luogo di comunità e cura per riflettere su come restituire futuro alle periferie e alle aree più esposte alla marginalità e alla criminalità.

Al centro dei lavori l’intervento di Nicola Gratteri, magistrato di riconosciuto rigore e credibilità, oggi impegnato proprio a Napoli nelle aree più complesse del Paese. Arrivato con qualche minuto di ritardo dopo un impegno a Caserta, Gratteri ha voluto chiarire subito le ragioni della sua presenza: nonostante le difficoltà logistiche legate agli spostamenti nel centro storico, ha tenuto a essere a Napoli per l’amicizia e l’affetto che lo legano alla giornalista Anna La Rosa, moderatrice dell’incontro.
La riflessione
Un passaggio breve, ma significativo, che ha fatto da premessa a una riflessione netta: nei territori dove mancano opportunità reali, studio e lavoro, la criminalità organizzata occupa spazio. Per questo ai giovani, soprattutto nelle periferie e nelle zone difficili, vanno offerte strade vere, non scorciatoie. Studio, formazione, lavoro e competenze diventano così gli strumenti concreti per poter scegliere una vita diversa. Un discorso che vale in Calabria come in Campania: cambiano i territori, ma non cambiano i problemi. Il convegno ha messo in evidenza un filo comune a tutti gli interventi: la formazione come forma di cura e la cura come responsabilità collettiva verso chi nasce in condizioni di svantaggio. Non un approccio teorico, ma una visione che nasce dall’esperienza quotidiana di chi opera sul campo, tra fragilità educative, disagio sociale e mancanza di prospettive occupazionali.
L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione ENGIM San Paolo, realtà storicamente impegnata nella formazione professionale, nell’inclusione lavorativa e nell’accompagnamento dei giovani e delle persone più fragili. Proprio l’incontro di oggi ha segnato simbolicamente l’avvio di una presenza strutturata della Fondazione a Napoli e in Campania, con l’obiettivo di rafforzare i percorsi formativi e costruire alleanze stabili con il territorio.
Giornata partecipata
Alla giornata hanno partecipato anche diverse cooperative sociali e realtà del mondo del lavoro, tra cui IG Lavoro, a testimonianza di una rete che prova a tenere insieme formazione, impresa e inclusione. Tra gli interventi, quello di Salvatore Scafuri, Presidente di Confcooperative Campania, che ha richiamato il ruolo centrale della cooperazione come presidio sociale ed economico nei territori più fragili e come strumento concreto di legalità e lavoro. Nel corso dell’incontro, Scafuri e il Presidente della Fondazione ENGIM San Paolo hanno inoltre condiviso l’impegno a incontrarsi a breve per avviare un tavolo di lavoro comune, finalizzato a individuare due o tre progetti prioritari sui quali costruire una collaborazione stabile e fare rete tra formazione, cooperazione e territorio.
L’evento è stato anche l’occasione per la Fondazione ENGIM San Paolo di presentare il Bilancio Sociale 2024, uno strumento di trasparenza che racconta risultati, impatto e prospettive future dell’attività svolta.
Un confronto che ha restituito l’immagine di un Sud attraversato da fragilità profonde, ma anche da esperienze concrete che provano a rispondere con responsabilità, competenza e visione. Dove la formazione non è solo istruzione, ma scelta civile. E la cura non è assistenza, ma investimento sul futuro.



