Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale sono tornate a esplodere dopo che Manila ha accusato la Guardia costiera cinese di aver ferito tre pescatori filippini e danneggiato due imbarcazioni nelle acque contese di Sabina Shoal, all’interno della zona economica esclusiva delle Filippine. Secondo la Guardia costiera di Manila, quasi due dozzine di barche filippine sono state colpite da potenti getti d’acqua e manovre di blocco, mentre alcune ancore sarebbero state tagliate deliberatamente, mettendo in pericolo gli equipaggi. L’incidente, avvenuto il 12 dicembre, rappresenta l’ennesimo episodio di una lunga serie di confronti sempre più aggressivi tra navi cinesi e filippine. Pechino ha replicato affermando di aver adottato “misure di controllo necessarie” contro quelle che definisce intrusioni nelle proprie acque, rivendicando quasi l’intero Mar Cinese Meridionale nonostante la sentenza arbitrale del 2016 che ha invalidato tali pretese. Per Manila, invece, l’azione cinese costituisce una violazione grave del diritto internazionale e un attacco diretto alla sicurezza dei propri cittadini. Le immagini diffuse dalla Guardia costiera mostrano personale che presta soccorso ai pescatori feriti, mentre le autorità denunciano un’escalation “pericolosa e irresponsabile” da parte di Pechino. L’episodio arriva in un momento in cui il governo filippino sta rafforzando le proprie alleanze regionali e la cooperazione militare con gli Stati Uniti, alimentando ulteriormente la rivalità strategica con la Cina. Sabina Shoal, area ricca di risorse e punto di passaggio cruciale, è diventata uno dei simboli più evidenti della disputa. Mentre Manila chiede alla Cina di rispettare gli standard internazionali di condotta in mare, la comunità internazionale osserva con crescente inquietudine. Ogni nuovo incidente sembra avvicinare le due potenze asiatiche a un punto di non ritorno, trasformando la contesa marittima in un banco di prova per l’intero equilibrio geopolitico dell’Indo‑Pacifico.



