Sale la tensione tra Washington e Caracas dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato “interamente chiuso” lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela. L’annuncio, diffuso tramite un post su Truth Social, è stato accompagnato da un messaggio diretto “a compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani”, invitati a considerare il cielo venezuelano come “off limits”. La mossa, parte dell’operazione “Southern Spear” contro il narcotraffico, ha provocato la reazione immediata del governo di Nicolás Maduro, che ha definito l’iniziativa “un atto ostile e illegittimo” e ha accusato gli USA di voler destabilizzare il Paese con pressioni militari e blocchi logistici. Secondo fonti ufficiali, Caracas ha già registrato la sospensione di numerosi voli internazionali, con centinaia di cittadini venezuelani bloccati in aeroporti di America Latina, Europa e Medio Oriente. In risposta, Maduro ha varato un “piano speciale di rimpatrio” per garantire il ritorno dei connazionali, mobilitando voli charter e corridoi umanitari in collaborazione con alleati regionali come Cuba e Bolivia. Il piano prevede anche l’attivazione di ambasciate e consolati per fornire assistenza logistica e sanitaria ai cittadini in difficoltà. “Non lasceremo nessuno indietro”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Yván Gil, sottolineando che il Venezuela “non accetterà ordini da potenze straniere”. Nel frattempo, le compagnie aeree statunitensi hanno iniziato a rivedere le rotte che attraversano il Mar dei Caraibi, mentre l’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (ICAO) ha espresso preoccupazione per le ripercussioni sulla sicurezza dei voli commerciali. La crisi diplomatica si inserisce in un contesto già teso, con esercitazioni militari statunitensi in corso nella regione e voci di un possibile incontro tra Trump e Maduro, smentite da entrambe le parti.
Trump chiude lo spazio aereo del Venezuela: Caracas parla di “atto ostile”, Maduro vara piano di rimpatrio
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