Il divario tra diplomazia e realtà rimane evidente. Mentre dalla Russia arrivano segnali di apertura, la guerra continua a produrre vittime e nuovi fronti di tensione si aprono negli Stati Uniti e in Europa. Il Cremlino parla di “un processo serio in corso” per arrivare a un accordo, pur avvertendo che “è presto per parlare di pace”. Parallelamente Mosca annuncia l’abbattimento di 263 droni ucraini in 24 ore e l’ergastolo per otto imputati accusati del sabotaggio al Ponte di Crimea. Sul terreno la situazione resta critica: a Kherson un drone russo ha colpito un’auto uccidendo una donna di 34 anni e un bambino di sei, mentre un uomo di 50 anni è rimasto gravemente ferito. Nella notte, secondo il ministero della Difesa russo, sono stati abbattuti altri 118 droni.
Sul fronte politico, Kiev insiste sulla necessità di mantenere la pressione diplomatica. Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, definisce “buono” il piano attualmente in discussione, ma il presidente ucraino chiede a Ursula von der Leyen ulteriori misure contro Mosca. Intanto nella regione di Donetsk, secondo Ukrinform, 14.400 civili rimangono intrappolati nelle zone di combattimento attivo.
Anche la Nato interviene nel dibattito. Il Segretario generale Mark Rutte ribadisce che “la Russia non ha diritto di veto” sul percorso di Kiev verso l’Alleanza. Ma ricorda che diversi alleati, inclusi gli Stati Uniti, restano contrari a una rapida adesione e che in assenza della Nato serviranno “garanzie di sicurezza credibili”.
Polemica
Intanto negli Stati Uniti esplode la polemica intorno all’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff. Una telefonata trapelata con il consigliere russo Iuri Ushakov suggerirebbe che l’emissario abbia indicato a Mosca come presentare la proposta di pace a Donald Trump. La vicenda crea malumori anche tra i repubblicani, mentre il Cremlino parla di “fuga di notizie per far saltare l’accordo”. Nonostante ciò, Mosca conferma che la visita di Witkoff resta “in programma”. Nel merito dei negoziati, una fonte ucraina citata dalla Cnn riconosce progressi sul piano Usa in 28 punti, ma indica tre nodi ancora irrisolti. Il primo riguarda l’eventuale cessione di parti del Donbas per una zona demilitarizzata sotto controllo russo. Il secondo è il limite proposto dagli Usa a un esercito ucraino di 600 mila unità, che Kiev vuole elevare. Il terzo è la rinuncia definitiva alla Nato, giudicata “inaccettabile”. Sono gli stessi temi che Mosca indica come condizioni per la pace, ma coincidono anche con le linee rosse storiche dell’Ucraina.
Sul lato americano, Politico riferisce che il segretario di Stato Marco Rubio avrebbe chiarito agli alleati che le garanzie di sicurezza per Kiev arriveranno solo dopo la firma di un accordo. La Casa Bianca ribadisce comunque che qualsiasi intesa dovrà garantire un adeguato livello di deterrenza.
L’Europa si prepara al prossimo Consiglio del 18 dicembre, dove si discuterà di Ucraina, allargamento, bilancio pluriennale e competitività. Bruxelles insiste sul principio “nessuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina” e chiede di aumentare la pressione sulla Russia.
Infine, sul piano economico, il Fondo monetario internazionale annuncia un nuovo programma quadriennale da 8,2 miliardi di dollari per sostenere la stabilità macroeconomica dell’Ucraina e colmare un deficit stimato in 136 miliardi tra il 2026 e il 2029.



