A quasi un anno dall’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Libano, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato un numero crescente di attacchi militari israeliani sul territorio libanese. Secondo i dati diffusi a Ginevra dalla portavoce Thamine al-Khitan, almeno 127 civili sono stati uccisi in questi mesi, nonostante l’accordo che avrebbe dovuto porre fine alle ostilità. Al-Khitan ha parlato di una “recrudescenza degli attacchi” che ha colpito persone e infrastrutture civili, accompagnata da “minacce allarmanti” di un’operazione militare più ampia. L’appello dell’Onu riguarda soprattutto la necessità di svolgere indagini rapide e imparziali sugli episodi più gravi, tra cui il bombardamento della scorsa settimana nel campo profughi palestinese di Ain al-Hilweh, vicino a Sidone, dove sono morte almeno 13 persone.
Secondo l’esercito israeliano, tutte le vittime dell’attacco nel campo erano membri di Hamas. L’Onu invita però a verificare l’accaduto e a indagare “su tutti gli incidenti che comportano possibili violazioni del diritto internazionale umanitario, sia prima che dopo il cessate il fuoco”.
I dati libanesi
Il quadro fornito dalle autorità sanitarie libanesi amplia ulteriormente la dimensione della violenza. L’ultimo rapporto del ministero della Salute indica 331 morti e 945 feriti dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, il 27 novembre 2024. Il dato comprende sia civili sia combattenti. Dal confronto tra le cifre diffuse da Beirut e quelle dell’Onu emerge che circa 200 vittime rientrano nelle file dei gruppi armati, un elemento che evidenzia come gli attacchi israeliani abbiano colpito anche miliziani attivi nelle aree interessate.



