Un nuovo attacco suicida ha scosso la città di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan, riportando alla ribalta la fragilità della sicurezza in una regione già segnata da tensioni e violenze. Lunedì mattina, due attentatori hanno preso di mira il quartier generale della Federal Constabulary, forza paramilitare incaricata di presidiare aree sensibili e di supportare la polizia locale. Secondo le autorità, almeno sei persone sono rimaste uccise: tre agenti di sicurezza e tre militanti, mentre oltre dieci persone hanno riportato ferite di varia gravità. L’attacco è iniziato poco dopo le otto, quando un kamikaze ha fatto esplodere il proprio ordigno all’ingresso principale del complesso, situato lungo Saddar Road, una delle arterie più trafficate della città. La deflagrazione ha provocato il panico tra i passanti e ha aperto la strada a due complici, che hanno tentato di penetrare all’interno della struttura. La pronta reazione delle forze di sicurezza ha impedito che raggiungessero il piazzale dove era in corso la parata mattutina dei reparti. I due uomini sono stati uccisi in uno scontro a fuoco, mentre gli artificieri hanno neutralizzato altri esplosivi rinvenuti nei pressi del cancello. Le immagini di sorveglianza, diffuse poche ore dopo, mostrano la potenza della detonazione e la concitazione dei momenti successivi, con agenti e civili che cercano riparo tra le macerie. Nessuna organizzazione ha rivendicato l’attacco, ma gli inquirenti puntano l’attenzione sui gruppi talebani pakistani, già responsabili di una serie di attentati nella regione di Khyber Pakhtunkhwa, al confine con l’Afghanistan. Negli ultimi mesi, Islamabad ha più volte accusato i miliziani di trovare rifugio oltre confine, alimentando tensioni diplomatiche con Kabul. Il primo ministro e il presidente del Pakistan hanno condannato l’attacco, definendolo “un vile tentativo di destabilizzare il Paese”.



