La fragile tregua a Gaza appare sempre più instabile dopo una nuova serie di raid israeliani che, secondo le autorità sanitarie della Striscia, hanno provocato almeno 30 morti, tra cui 12 bambini e 8 donne. Il Qatar, mediatore del cessate il fuoco in vigore dal 10 ottobre, ha definito i bombardamenti una “pericolosa escalation” che potrebbe compromettere l’intero accordo. Da Gaza City, Hamas ha accusato l’esercito israeliano di aver superato la cosiddetta “linea gialla” di 300 metri concordata nei colloqui: una manovra che avrebbe lasciato decine di famiglie “assediate”. L’Idf non ha confermato movimenti offensivi, parlando invece del ritrovamento di un lanciamissili puntato su Israele e di un ampio deposito di armi. I bilanci differiscono tra fonti ospedaliere, che parlano di 28 morti di cui 8 donne e 12 bambini, e autorità sanitarie di Gaza che riferiscono di 33 uccisi e 88 feriti. Intanto, sempre a Gaza City sono riprese le ricerche, condotte da Hamas insieme alla Croce Rossa, del corpo di uno degli ultimi ostaggi dispersi nel quartiere di Zeitoun. Nell’enclave rimangono i corpi di tre persone rapite il 7 ottobre 2023. L’ONU segnala inoltre un rapido deterioramento della situazione umanitaria dopo le recenti piogge: oltre 18.600 famiglie sono state colpite da nuovi sfollamenti e crescono i timori per la diffusione di infezioni legate all’acqua contaminata. Sul fronte sanitario, l’Oms ha annunciato di aver vaccinato 10 mila bambini sotto i tre anni, con l’obiettivo di raggiungerne 40 mila entro sabato. Le fasi successive della campagna sono previste per dicembre e gennaio. Parallelamente la Knesset ha approvato in prima lettura un disegno di legge per vietare ai fornitori israeliani di acqua ed elettricità di servire le proprietà dell’Unrwa. Il provvedimento consente anche la confisca dei terreni registrati dall’agenzia dell’ONU presso l’Autorità fondiaria israeliana.
Cisgiordania: insediamenti, espropri e attacchi dei coloni
La crisi si estende anche alla Cisgiordania. L’Amministrazione civile israeliana ha avviato l’esproprio di oltre 180 ettari di terreni attorno al sito archeologico di Sebastia per espanderne gli scavi. Nella notte, un gruppo di coloni ha istituito un nuovo insediamento nell’area di Gush Etzion, vicino a Betlemme, celebrato dai leader locali come un “ritorno” ai luoghi biblici. La violenza dei coloni è tornata al centro dell’attenzione internazionale dopo un nuovo assalto alla città cristiana palestinese di Taybeh, dove auto e negozi sono stati presi di mira. L’ambasciatore Usa in Israele, Mike Huckabee, ha definito gli attacchi “terrorismo”, pur insistendo sul fatto che si tratti di una minoranza di estremisti. Duro anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: “Non si può più tacere sulle violenze in Cisgiordania. Bisogna alzare l’attenzione su un vero riconoscimento dello Stato palestinese”.
Israele ricorre alla Corte penale internazionale
Sul piano politico e giudiziario, Israele ha presentato ieri un ricorso alla Corte penale internazionale per chiedere l’annullamento dei mandati d’arresto contro il premier Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati dalla procura di crimini di guerra. Il governo israeliano sostiene che il procuratore capo Karim Khan sarebbe in conflitto d’interessi perché coinvolto in gravi “accuse di molestie sessuali” e avrebbe agito per distogliere l’attenzione dall’inchiesta che lo riguarda.
Iran, frizione con l’Aiea
Il Consiglio dei governatori dell’Aiea ha approvato ieri una risoluzione che chiede a Teheran di cooperare “pienamente e senza indugi” sul proprio programma nucleare. L’Iran ha definito il testo “controproducente” e ha avvertito che avrà un impatto “negativo” sui rapporti con l’Agenzia.



