Il sud del Libano è tornato sotto il fuoco israeliano con un raid che ha provocato almeno tredici morti alla periferia di Sidone. L’esercito israeliano sostiene di aver colpito un complesso di Hamas, mentre fonti libanesi riferiscono che i missili hanno centrato prima un’auto, poi la moschea Khalid bin al-Walid e un centro comunitario adiacente. Altre operazioni con droni dell’Idf hanno ucciso due membri di Hezbollah nelle zone di Bint Jbeil e Blida. In mattinata un ulteriore attacco ha colpito un’autovettura nel villaggio di Tiri, causando un morto e otto feriti, coinvolgendo anche un minibus con studenti. Hamas ha negato in più comunicati che nel campo profughi di Ain el-Helwe, colpito martedì e dove sono morte almeno tredici persone tra cui due bambini, esistano strutture militari: secondo il movimento si trattava di un campo sportivo pubblico frequentato dai giovani del quartiere. Le autorità di Gaza hanno inoltre denunciato 393 violazioni del cessate il fuoco entrato in vigore l’11 ottobre: 279 persone uccise, 652 ferite. Nella Striscia, il ministero della Salute gestito da Hamas ha confermato che nelle ultime quarantotto ore sono morte cinque persone e trentatré sono rimaste ferite, insieme al recupero di due corpi. Dall’inizio della tregua, afferma la stessa fonte, le vittime palestinesi salgono a 280. Mentre la violenza si estende anche alla Cisgiordania, nuovi attacchi dei coloni israeliani hanno colpito il villaggio di al-Jab’a, vicino Betlemme, con incendi di case e automobili. Un’ondata di aggressioni che, secondo le Nazioni Unite, ha raggiunto in ottobre il livello più alto mai registrato. Finora nel 2025 sono stati uccisi 690 palestinesi e 38 israeliani.
Cairo, incontro Usa-Hamas cancellato
Sul fronte diplomatico, una delegazione israeliana è arrivata ieri al Cairo per discutere con i mediatori egiziani l’attuazione del piano statunitense per Gaza, l’apertura del valico di Rafah e il meccanismo di consegna degli aiuti. Allo stesso tempo, fonti palestinesi hanno confermato la cancellazione del previsto incontro in Turchia tra l’inviato Usa Steve Witkoff e il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya: una decisione attribuita alle pressioni di Israele, irritato per quello che sarebbe apparso come un riconoscimento politico del movimento.
Risoluzione ONU
Da Washington intanto il presidente statunitense Donald Trump ha ribadito che il nuovo Consiglio per la Pace per Gaza – l’organismo che dovrà gestire la Striscia fino al 2027 dopo la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza – includerà i leader di “tutti i paesi importanti”. In questo quadro, una voce critica è arrivata dalle Nazioni Unite: la relatrice speciale Francesca Albanese ha definito la recente risoluzione Onu su Gaza “non conforme al diritto internazionale”, ricordando gli obblighi che gravano su Israele in materia di ritiro dai territori occupati, indennizzi e diritto al ritorno degli sfollati.
Visita di bin Salman alla Casa Bianca
Durante una cena alla Casa Bianca, Trump ha auspicato la presenza nel Consiglio del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ringraziandolo per il ruolo svolto nel cessate il fuoco. La visita del leader saudita nella capitale statunitense ha segnato il punto più alto dei rapporti fra i due paesi nel secondo mandato di Trump. Il presidente lo ha definito “il principale alleato non-Nato” e lo ha difeso apertamente dalle accuse sul caso Khashoggi, contraddicendo la valutazione dell’intelligence Usa secondo cui bin Salman avrebbe approvato l’operazione che portò all’omicidio del giornalista nel 2018. La moglie di Khashoggi ha criticato duramente le parole di Trump, invitandolo a incontrarla “per conoscere il vero Jamal”. Bin Salman ha dichiarato di voler procedere verso una normalizzazione con Israele ma solo se verrà garantito un percorso credibile verso la creazione di uno Stato palestinese, condizione che resta respinta dal governo israeliano. Nel frattempo Washington ha annunciato nuove consegne di F-35 e Riad l’acquisto di 300 carri armati statunitensi.
L’Ue prepara l’addestramento della polizia palestinese
Sul versante europeo, l’Ue sta valutando l’addestramento di tremila agenti della polizia palestinese a Gaza, ampliando la missione Eupol Copps già attiva in Cisgiordania. La commissaria Dubravka Suica ha spiegato che nella riunione dei donatori, in programma oggi a Bruxelles, i temi centrali saranno il rafforzamento fiscale dell’Autorità palestinese, la crescita economica in Cisgiordania e la ricostruzione di Gaza.
Iran disponibile al dialogo sul nucleare
Infine, sul dossier nucleare iraniano, Kamal Kharrazi – consigliere per la politica estera della Guida Suprema Ali Khamenei – ha affermato che Teheran è pronta a riprendere il dialogo con gli Stati Uniti “su basi di parità e rispetto reciproco”, limitato alla sola questione nucleare nonostante le tensioni seguite agli attacchi contro gli impianti iraniani lo scorso giugno.



