A settembre il debito delle Amministrazioni pubbliche italiane è sceso di 0,4 miliardi rispetto al mese precedente, attestandosi a 3.080,9 miliardi. Lo comunica la Banca d’Italia, spiegando che la flessione deriva principalmente dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro, scese di 26,7 miliardi fino a 45,4. Questo calo è stato però parzialmente compensato dal fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, pari a 26,1 miliardi, e da fattori tecnici legati agli scarti e ai premi all’emissione e al rimborso, alla rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e alla variazione dei tassi di cambio, che hanno inciso per 0,2 miliardi. Per quanto riguarda la ripartizione del debito tra i sottosettori, la riduzione è imputabile alle Amministrazioni centrali, il cui debito è diminuito di 0,6 miliardi, mentre quello delle Amministrazioni locali è aumentato di 0,2 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto invariato. La vita media residua del debito è lievemente salita, raggiungendo gli 8 anni.
Continua intanto a ridursi la quota di debito detenuta dalla Banca d’Italia, scesa al 19,1% dal 19,2% del mese precedente. I dati più recenti disponibili per la composizione dei detentori, relativi ad agosto, mostrano invece un aumento della quota in mano ai non residenti, salita al 33,7% dal 33,3%, e un lieve incremento anche per gli altri residenti, principalmente famiglie e imprese non finanziarie, la cui quota è passata dal 14,3 al 14,4%. Un quadro che segnala una sostanziale stabilità, con una leggera crescita dell’interesse sia estero sia domestico verso il debito italiano.



