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Israele apre il valico di Zikim. Ancora violenze dei coloni in Cisgiordania

1500 edifici distrutti durante la tregua a Gaza. Trump chiede a Herzog la grazia per Netanyahu. Tajani: “Dall’Italia 60 milioni per Gaza”
giovedì, 13 Novembre 2025
2 minuti di lettura

Mentre ieri Israele ha riaperto il valico di Zikim nel nord della Striscia per far entrare convogli umanitari nella Striscia, in Cisgiordania si delinea invece un quadro sempre più teso. A Beit Lid, Deir Sharaf e nell’area di Tulkarem decine di coloni mascherati hanno incendiato veicoli e proprietà palestinesi e si sono scontrati anche con soldati inviati a fermarli. L’esercito ha parlato di circa cento partecipanti alle rivolte e di quattro feriti tra i palestinesi. Quattro israeliani sono stati arrestati. Il presidente Isaac Herzog ha definito questi attacchi “sconvolgenti e gravi” e ha chiesto un azione decisa contro una minoranza violenta che supera ogni linea rossa. Inoltre, organizzazioni israeliane per i diritti civili hanno denunciato ordini di sfratto per decine di famiglie palestinesi a Qalandiya a nord di Gerusalemme per fare spazio a un impianto di trattamento rifiuti legato al comune. Gli atti richiamano vecchi decreti di esproprio e la prevista deviazione della barriera di separazione per includere l’area nel lato israeliano.

La reazione dell’Europa

Da Parigi Emmanuel Macron avverte che qualsiasi annessione parziale o totale anche di fatto attraverso la colonizzazione rappresenta una linea rossa a cui l’Unione europea reagirà in modo forte. A Gaza, intanto, mentre l’Onu fa sapere di avere fornito cibo a oltre un milione di persone nel mese trascorso dal cessate il fuoco e segnala la riapertura di servizi sanitari e vaccinali, immagini satellitari analizzate da media internazionali indicano oltre millecinquecento edifici distrutti nelle aree di Gaza sotto controllo israeliano dall’inizio della tregua.

Esperti citati da quegli stessi media ipotizzano possibili violazioni dello spirito dell’accordo, contestazione respinta da portavoce militari israeliani che rivendicano il rispetto del quadro del cessate il fuoco. In questo quadro prende corpo l’ipotesi di una divisione di fatto della Striscia lungo la cosiddetta Linea Gialla. L’area a nord e lungo il corridoio controllata dalle forze israeliane resterebbe separata dalla zona sotto influenza di Hamas per un periodo indefinito.

Secondo fonti statunitensi l’amministrazione Trump punta a realizzare nell’area controllata da Israele insediamenti temporanei per venticinquemila palestinesi ritenuti non affiliati a Hamas, con valutazione affidata allo Shin Bet e con impossibilità di rientrare nell altra metà della Striscia. Si discute anche della creazione di una base nel sud di Israele per accogliere fino a ventimila militari della futura forza internazionale. Restano incerti il mandato operativo e la disponibilità dei paesi a inviare truppe.

Libano e confine

Fonti della missione Onu in Libano riferiscono di lavori per un nuovo muro di cemento sul lato israeliano tra Avivim e l’area di Jal al Deir di fronte a Maroun al Ras e Aitaroun. Le immagini pubbliche con segnali blu davanti alla barriera indicherebbero che l’opera è a sud della Linea Blu tracciata dalle Nazioni Unite nel duemila. Il rischio di un ulteriore irrigidimento del confine si somma ai raid e alle tensioni degli ultimi giorni.

Trump chiede la grazia per Netanyahu

Ieri l’ufficio di Herzog ha confermato di avere ricevuto da Donald Trump una lettera che sollecita la grazia per Benjamin Netanyahu definendo il processo a suo carico politico e ingiustificato. La presidenza ha risposto che ogni richiesta deve seguire la procedura formale. Nelle stesse ore Ron Dermer, ministro per gli Affari strategici e storico alleato del premier, ha presentato le dimissioni spiegando che aveva promesso un servizio di due anni. Continuerà a occuparsi di alcuni dossier come gli Accordi di Abramo in veste di inviato. Il ministro Israel Katz ha annunciato l’intenzione di chiudere la radio dell esercito entro il primo marzo duemilaventisei per rafforzare il carattere statale delle forze armate. La proposta andrà al governo.

Appello dei giornalisti italiani

A Roma Federazione nazionale della stampa, Ordine dei giornalisti e movimento Giustizia e pace in Medio Oriente hanno chiesto a governo e Commissione europea una pressione reale su Israele per aprire i valichi ai giornalisti internazionali e garantire protezione effettiva a reporter palestinesi e stranieri. Nell’appello si ricorda che Gaza è di fatto sigillata da oltre due anni e si denuncia un bilancio di centinaia di operatori dell’informazione uccisi dall’inizio dell’occupazione. Un videomessaggio del giornalista palestinese Alhassan Selmi invita i colleghi a entrare nella Striscia e a portare attrezzature. Dal G sette il ministro Antonio Tajani annuncia sessanta milioni per la ricostruzione di Gaza e un ruolo italiano nella formazione della polizia palestinese e nel sostegno amministrativo.

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