La procura di Istanbul ha chiesto una condanna monstre di 2.532 anni di carcere per Ekrem Imamoglu, ex sindaco di Istanbul e figura di spicco dell’opposizione turca. L’accusa, contenuta in un atto di oltre 3.700 pagine, lo ritiene colpevole di 142 reati, tra cui corruzione, riciclaggio, frode, estorsione e diffusione illecita di dati personali. Imamoglu, leader del Partito Popolare Repubblicano (CHP), era stato rimosso dall’incarico lo scorso marzo e arrestato con l’accusa di aver guidato un’organizzazione criminale a scopo di lucro. Secondo il procuratore capo Akin Gurlek, le attività illecite avrebbero causato danni allo Stato per 160 miliardi di lire turche, pari a circa 3,8 miliardi di dollari. Il processo, che coinvolge oltre 400 indagati, si terrà nel carcere di massima sicurezza di Silivri, dove Imamoglu è detenuto. Tra gli imputati, 105 sono già in carcere, 170 sottoposti a controllo giudiziario e 7 ricercati con mandato di arresto. La richiesta di pena ha suscitato forti reazioni internazionali, con osservatori che parlano di una strategia repressiva orchestrata dal presidente Recep Tayyip Erdoğan per eliminare un avversario politico temuto e popolare. Imamoglu aveva infatti sconfitto il partito di governo nelle elezioni municipali del 2019, diventando simbolo di una possibile alternativa democratica. Mentre il governo difende l’operato della magistratura, l’opposizione denuncia un uso politico della giustizia. Il caso Imamoglu si inserisce in un contesto più ampio di pressioni crescenti contro media, attivisti e oppositori, che secondo molte ONG minacciano lo stato di diritto in Turchia.



