Mentre i droni continuano a volare, l’Ue tenta di ridurre la superficie di rischio con nuove regole sui visti. La Commissione ha approvato ieri regole più severe per i cittadini russi. Niente più ingressi multipli con un unico visto e verifiche rafforzate su ogni domanda. Bruxelles motiva la decisione con i rischi alla sicurezza generati dalla guerra e con episodi di sabotaggio e uso improprio dei visti. Restano possibili eccezioni per casi circoscritti come giornalisti indipendenti e difensori dei diritti. Kaja Kallas parla di dovere di proteggere i cittadini europei e ricorda che viaggiare nell’Unione è un privilegio.
Mosca reagisce con Maria Zakharova che accusa l’UE di preferire i migranti irregolari ai turisti russi e avverte che un futuro ingresso di Kiev nell’Unione metterebbe in crisi l’economia europea. Sul versante diplomatico l’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti definisce positivi i colloqui sull’eventuale accesso a missili Tomahawk e ad altre capacità a lungo raggio. Le trattative proseguono nonostante i freni politici emersi nelle scorse settimane.
L’inviato speciale USA Steve Witkoff rilancia l’unica via possibile nella diplomazia che permetterebbe a entrambi i Paesi di tornare a investire e crescere. Dall’altro lato tuttavia si muove anche l’asse Mosca-Pyongyang, con incontri a livello militare nella capitale nordcoreana. Secondo Seul migliaia di soldati nordcoreani sarebbero già stati inviati in Russia per lavori infrastrutturali e supporto logistico con perdite significative segnalate nella regione di Kursk. Un rapporto indipendente descrive una partnership sbilanciata con Pyongyang che fornisce munizioni e personale in cambio di aiuti limitati.
Kiev: 94 droni abbattuti
Sul campo l’Aeronautica ucraina registra l’intercettazione di 94 droni su 128 lanciati. Gran parte dei velivoli d’attacco sarebbero Shahed di fabbricazione russa e iraniana. I droni che sono passati hanno colpito undici zone ancora non precisate dalle autorità. Kiev rivendica inoltre un’operazione del proprio servizio di intelligence contro lo stabilimento petrolchimico di Sterlitamak nel Bashkortostan dove si producono additivi per carburante aeronautico e polimeri destinati al complesso militare russo.
Mosca dal canto suo annuncia la conquista della località di Uspenovka nella regione di Zaporizhzhia. Non ci sono al momento conferme ucraine. Dalla Russia arrivano infine cronache interne. Quattro morti e tre feriti nello schianto di un elicottero turistico in Daghestan vicino a Izberbash. Il Cremlino smentisce voci su una presunta caduta in disgrazia di Sergey Lavrov dopo la sua assenza a una riunione del Consiglio di Sicurezza e parla di decisione concordata. Da Madrid si conferma una prossima visita di Zelensky con tappa al Reina Sofia davanti a Guernica simbolo della distruzione in guerra.
Africani reclutati per combattere con la Russia
Si allarga il dossier dei foreign fighters. Da Nairobi il presidente keniano William Ruto ha telefonato a Volodymyr Zelensky per chiedere il rilascio di eventuali cittadini keniani sotto custodia ucraina e per denunciare il reclutamento di africani con promesse di lavoro in Russia. Secondo il ministro degli Esteri di Kiev Andrii Sybiha almeno 1.436 cittadini di 36 Paesi africani combatterebbero tra le fila russe.
Le autorità keniane raccontano di reti che avrebbero convinto giovani a pagare fino a 18 mila dollari per viaggi e visti salvo poi ritrovarsi arruolati e mandati al fronte. Dalla presidenza sudafricana arriva notizia di diciassette uomini rientrati dopo essere stati attirati da contratti fittizi. Kiev invita i governi africani a disinnescare questi canali e ai reclutati a disertare per salvarsi la vita come prigionieri di guerra.
Gunvor rinuncia a Lukoil
Nel capitolo energia Gunvor fa un passo indietro. Il trader svizzero rinuncia a rilevare le attività estere di Lukoil dopo le obiezioni di Washington. Il Tesoro statunitense definisce Gunvor parte del sistema di Putin e ribadisce la linea dura fino a quando Mosca continuerà la guerra. L’azienda respinge l’etichetta e sostiene di essersi da anni allontanata dalla Russia. Intanto la raffineria ungherese Mol studia un’alternativa al greggio russo con un flusso dalla Croazia se la fornitura via Druzhba dovesse interrompersi. A Washington è atteso Viktor Orbán per un incontro con Donald Trump sul quadro delle sanzioni e della sicurezza energetica.



