Sul fronte mediorientale, tra nuovi tentativi diplomatici e violenza che non si arresta, il conflitto continua ad allargarsi. Mentre a Roma il presidente palestinese Mahmoud Abbas incontrava ieri papa Leone XIV, e all’aeroporto militare di Ciampino arrivavano quattro nuovi minori palestinesi evacuati dalla Striscia per ricevere cure mediche in Italia, l’esercito israeliano uccideva almeno due persone nella cosiddetta “Linea Gialla”, al confine tra le aree controllate da Hamas e quelle presidiate dalle Forze di difesa israeliane, e ha lanciato nuovi raid nel sud del Libano, nella zona di Tiro.
Fonti locali parlano di esplosioni e danni, ma non di vittime confermate. In una lettera aperta pubblicata dal quotidiano Al Manar, Hezbollah ha ribadito il diritto del Libano a difendere la propria sovranità, denunciando le “continue violazioni israeliane” via terra, mare e aria. Il movimento sciita ha invitato i leader libanesi a non lasciarsi trascinare in “nuovi round negoziali” e ha definito “non negoziabile” la questione del suo armamento: “Le armi che difendono il Libano non sono oggetto di contrattazione o di disarmo unilaterale”.
Intanto Hamas ha restituito ieri a Israele, tramite la Croce Rossa internazionale, il corpo di uno degli ostaggi stranieri rapiti il 7 ottobre 2023. Le autorità israeliane hanno confermato che si tratta di Joshua Luito Mulal, studente originario della Tanzania, il cui corpo è stato identificato dall’Istituto Nazionale di Medicina Legale.
Nella Striscia restano ancora le salme di sei ostaggi israeliani. Israele ha ribadito che “gli sforzi per il rilascio di tutti gli ostaggi continueranno fino all’ultimo”. Intanto, secondo il Times of Israel, sono in corso trattative mediate da Egitto, Qatar, Turchia e Stati Uniti per consentire un passaggio sicuro ai circa duecento miliziani di Hamas rimasti intrappolati nei tunnel di Rafah. Un funzionario israeliano, citato da Axios, ha precisato che “gli assassini non possono ricevere amnistia: devono arrendersi o essere detenuti”.
Diplomazia e memoria
In Israele, il presidente Isaac Herzog ha voluto inviare un messaggio personale a Donald Trump nel primo anniversario della sua rielezione: “Siamo al suo fianco nella battaglia per la pace e contro il terrorismo”, ha scritto su X, accompagnando il messaggio con le bandiere di Israele e degli Stati Uniti. Il governo israeliano, intanto, ha confermato che non parteciperà con una propria delegazione alla Cop30 di Belém, in Brasile, motivando la scelta con la necessità di concentrare risorse sulla guerra e sulla campagna diplomatica. Sul piano umanitario, le Nazioni Unite hanno annunciato l’avvio di una grande campagna di vaccinazioni per 44mila bambini nella Striscia di Gaza. L’operazione, che inizierà domenica, prevede tre cicli di vaccini in 150 centri sanitari e dieci cliniche mobili, con il coinvolgimento di oltre 450 operatori e 150 medici.
La bozza Usa
Sul piano politico, Washington ha intensificato ulteriormente la sua azione diplomatica alle Nazioni Unite. L’ambasciatore americano Mike Waltz ha presentato ai Paesi partner una bozza di risoluzione per il dispiegamento di una forza internazionale a Gaza, sotto mandato Onu, con la partecipazione di Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Turchia. La proposta, che dovrebbe essere portata al voto del Consiglio di sicurezza entro due settimane, prevede il coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese solo dopo una riforma interna delle sue istituzioni.
Israele si oppone a qualunque ruolo diretto dell’Anp nella sicurezza o nella governance della Striscia, ma diversi Paesi europei, fra cui Francia e Regno Unito, ritengono la sua inclusione necessaria per la stabilità del piano di pace in venti punti elaborato dal presidente statunitense Donald Trump. Secondo fonti diplomatiche, Russia e Cina potrebbero chiedere modifiche al testo, ma non dovrebbero bloccarne l’approvazione. Gli Stati Uniti contano su un consenso regionale che permetta di avviare la missione già entro fine mese.
Vittime in Cisgiordania e raid in Siria
La tensione resta altissima anche in Cisgiordania, dove un quindicenne palestinese, Murad Abu Seifin, è stato ucciso ieri notte da soldati israeliani ad al-Yamun, vicino Jenin. L’Idf sostiene che il ragazzo avesse lanciato un ordigno esplosivo, mentre testimoni palestinesi affermano che sia stato colpito mentre si trovava in strada e che i militari avrebbero impedito ai soccorsi di raggiungerlo. Sul fronte siriano, il consigliere del presidente Bashar al-Assad ha rivelato che Damasco e Tel Aviv erano “a un passo” da un accordo di sicurezza, ma Israele si sarebbe “tirato indietro all’ultimo momento”. L’intesa, secondo Al Arabiya, avrebbe previsto una presenza congiunta siriano-israeliana-statunitense su alcune aree di confine, fra cui il Monte Hermon.



