Tra allarmi nucleari, bombardamenti incrociati e scontri di terra, il fronte est europeo rimane una polveriera diplomatica e militare. A Washington e Mosca torna lo spettro della corsa agli armamenti, mentre a est di Donetsk infuria la battaglia per Pokrovsk, città simbolo della resistenza ucraina. Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a riprendere i test nucleari “su base paritaria”, qualora anche altre potenze lo facessero.
La replica del Cremlino non si è fatta attendere. Vladimir Putin ha ordinato ai suoi ministri e ai servizi di sicurezza di “elaborare proposte operative” per la possibile ripresa dei test sul sito artico di Novaya Zemlya. “Se gli Stati Uniti o qualsiasi altra potenza nucleare dovessero avviare nuovi test, anche la Russia lo farà”, ha avvertito Putin, sottolineando che Mosca ha sempre rispettato il Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti.
Il ministro della Difesa Andrei Belousov ha parlato di “preparativi immediati per test su larga scala”, mentre l’intelligence russa (SVR) ha accusato l’Occidente di “preparare una provocazione alla centrale di Zaporizhzhia per incolpare la Russia”. Intanto nel Donetsk la situazione resta drammatica.
La battaglia per Pokrovsk, nodo ferroviario e stradale di importanza strategica, è entrata nella fase più cruenta. I soldati del 425° reggimento ucraino hanno diffuso un video che mostra la bandiera gialloblu issata sul palazzo del consiglio comunale, ma le forze russe continuano a stringere l’assedio alla città. Secondo analisti citati dalla BBC, se Kiev dovesse perdere Pokrovsk, subirebbe la più grave sconfitta militare degli ultimi mesi. Mosca ha ammassato decine di migliaia di soldati e centinaia di uomini si sono infiltrati nelle strade cittadine. Lo Stato Maggiore ucraino ha smentito le voci di accerchiamento, dichiarando che le truppe “mantengono una resistenza attiva” e che sono state rafforzate le unità difensive lungo i fianchi di Pokrovsk e Myrnohrad.
Volgograd e Dnipropetrovsk sotto attacco
Nella notte si sono intensificati gli scambi di droni tra Russia e Ucraina. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato di aver abbattuto 75 droni ucraini, di cui 49 nella regione di Volgograd. Tuttavia, le autorità locali hanno confermato la morte di un civile di 48 anni e gravi danni a una raffineria nella zona industriale di Krasnoarmeysky. A Dnipropetrovsk, un’ondata di droni russi ha colpito la città di Kamianske, ferendo otto persone e provocando incendi in edifici residenziali.
Danni anche a Nikopol e Petropavlivska, dove un edificio comunale e una linea elettrica sono stati distrutti. La difesa ucraina ha dichiarato di aver abbattuto tredici droni. Parallelamente, la regione russa di Tuapse sul Mar Nero ha sospeso le esportazioni di carburante dopo un attacco ucraino con droni che ha colpito la raffineria locale. Secondo Reuters, l’impianto controllato da Rosneft, con una capacità di 240mila barili al giorno, ha interrotto la lavorazione del greggio e fermato tre petroliere in attesa di carico.
Ue e Nato: “Non permetteremo droni ostili”
L’eco del conflitto si fa sentire anche in Europa occidentale. Il Belgio ha annunciato che presenterà un “decreto reale” per vietare il sorvolo di droni non autorizzati nelle aree sensibili e militari del Paese. “Gli ordini sono chiari: se possibile, li abbatteremo”, ha dichiarato il ministro della Difesa Theo Francken dopo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale. A Bucarest, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha invece rassicurato gli alleati sulla produzione bellica: “Fino a poco tempo fa la Russia produceva più munizioni di tutti noi messi insieme, ma ora non più. L’Alleanza sta aprendo nuove linee di produzione e la quantità diventa un fattore cruciale”.



