È stata un’altra notte di guerra intensa tra Russia e Ucraina, segnata da nuovi bombardamenti sulle centrali elettriche ucraine e da scontri violentissimi nel Donetsk, dove si combatte per la città strategica di Pokrovsk.
Secondo l’Aeronautica militare di Kyiv, Mosca ha lanciato 80 droni, 61 dei quali sono stati intercettati, mentre 18 hanno colpito sette località diverse, causando incendi e nuovi blackout. Le forze ucraine hanno risposto con un attacco alla centrale elettrica di Orel, in Russia, già colpita in precedenza da missili Neptune. “La centrale è in pessime condizioni”, ha riferito il capo del Centro contro la disinformazione ucraino, Andriy Kovalenko. L’obiettivo, per Kyiv, è colpire le infrastrutture energetiche russe in risposta alla campagna di bombardamenti che da settimane mette in ginocchio la rete elettrica ucraina.
Intanto la situazione nel Donetsk resta drammatica. L’esercito di Kyiv parla di “feroci battaglie” per Pokrovsk, dove i reparti speciali del Gur cercano di contenere l’avanzata russa. Il presidente Volodymyr Zelensky si è recato di persona al fronte, visitando il comando del Primo Corpo della Guardia d’Azov a Dobropillia. “Questo è il nostro Stato, questo è il nostro Est”, ha detto ai soldati, incontrando anche il colonnello Denys Prokopenko, eroe della difesa di Mariupol nel 2022.
Secondo il ministero della Difesa russo, le truppe di Mosca avrebbero conquistato 35 edifici a Pokrovsk nelle ultime ventiquattro ore, ma le informazioni non sono verificabili. Gli analisti militari temono che la città, insieme a Myrnohrad, possa essere presto accerchiata, aprendo la strada all’avanzata verso Kramatorsk e Sloviansk. La conquista di Pokrovsk consegnerebbe alla Russia il controllo di gran parte del Donbass, obiettivo dichiarato dell’offensiva in corso.
Piano internazionale
Sul piano internazionale cresce la tensione dopo le parole del presidente americano Donald Trump, che ha annunciato la ripresa dei test nucleari negli Stati Uniti. “Non abbiamo capito cosa intendano testare”, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, chiedendo “chiarimenti” a Washington. “Forse i giornalisti americani dovrebbero chiederglielo direttamente”, ha aggiunto ironicamente.
Mosca ha comunque confermato “contatti in corso con gli Stati Uniti”, secondo quanto dichiarato dal viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov, spiegando che “le questioni di sicurezza sono in primo piano”.
Nello stesso briefing, Peskov ha difeso la linea militare del Cremlino: “La Russia sta sviluppando armi che garantiscono la nostra sicurezza e fungono da scudo contro le teste calde pronte a compiere azioni sconsiderate”.
Con le battaglie che si intensificano e la diplomazia ferma, l’Ucraina si prepara a un altro inverno di guerra. Le nuove leggi firmate da Vladimir Putin, che prevedono la coscrizione obbligatoria tutto l’anno e la mobilitazione dei riservisti per la difesa delle infrastrutture critiche, confermano che Mosca non intende rallentare la sua offensiva.



