Quella di ieri è stata di certo una giornata intensa per Papa Leone XIV nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. In mattinata il Pontefice ha guidato l’Angelus in piazza San Pietro per richiamare i fedeli a una fede che non teme la morte, ma la attraversa nella luce della risurrezione. Nel pomeriggio ha celebrato la Santa Messa al Cimitero del Verano (davanti a 2mila persone), luogo simbolico della memoria romana, pregando per i defunti e per coloro “che nessuno ricorda, ma che Dio conosce e ama uno per uno”.
“Nessuno è perduto per sempre”
Durante l’Angelus il Santo Padre ha ribadito il significato profondo di questi giorni di novembre, in cui la Chiesa unisce la festa di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti in un unico orizzonte di speranza: “La risurrezione del Crocifisso illumina il destino di ciascuno di noi. È questa la volontà del Padre: che nessuno sia perduto per sempre”. Parole che in pratica hanno sottolineato che la fede cristiana non è un semplice conforto emotivo, ma una promessa di vita piena e definitiva. Il Vescovo di Roma ha poi parlato della memoria come forma di fede, non come nostalgia: “Ogni persona è un mondo intero. Quando la morte ci strappa una voce o un volto, Cristo ci ricorda che nessuno è dimenticato. Nella memoria viva di Gesù anche chi è scomparso dalla storia ritrova la sua dignità eterna”.
L’appello per la pace
Nel messaggio dopo l’Angelus, Sua Santità ha levato la sua voce contro le guerre e le violenze che devastano ancora molti Paesi. Ha espresso “profondo dolore” per la situazione in Sudan, in particolare nel Darfur, cogliendo l’occasione per denunciare “attacchi indiscriminati contro civili, donne e bambini” e chiedendo “un cessate-il-fuoco immediato e corridoi umanitari”.
Ha poi rivolto un appello alla comunità internazionale affinché “intervenga con decisione e generosità per soccorrere una popolazione stremata”. Non è mancato un pensiero alla Tanzania, dove gli scontri post-elettorali hanno causato numerose vittime: “Invito tutti a scegliere la via del dialogo e della riconciliazione”.
Al Verano la Messa tra silenzio e speranza
Nel pomeriggio, nel raccoglimento del Cimitero del Verano il Papa ha celebrato la Messa di suffragio. Davanti a una folla silenziosa di un pomeriggio particolarmente uggioso, Leone XIV ha spiegato che la commemorazione dei defunti “non è un esercizio di memoria, ma un atto di fede e di speranza. La speranza cristiana non è un’illusione né un ottimismo umano, ma la certezza che Cristo ha aperto per noi il passaggio verso la vita piena. Non guardiamo indietro, ma avanti, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso”. Nell’omelia Leone ha unito il mistero della morte al comandamento dell’amore, indicando la carità come via che unisce vivi e defunti: “Solo l’amore resta per sempre. Se viviamo nella carità, restiamo uniti a coloro che ci hanno preceduto e prepariamo l’incontro eterno con loro”.Ha invitato i fedeli a non dimenticare i poveri, i malati e gli ultimi, citando le parole del Vangelo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete accolto. Camminare nella carità significa costruire il Regno di Dio già sulla terra, anticipando la gioia della vita eterna”.
La speranza che consola
Leone XIV ha quindi offerto parole di conforto a chi quel dolore della perdita “che rimane impresso nel cuore, ma la speranza non delude. Cristo ha attraversato la morte per aprirci un passaggio di luce: chi vive e crede in Lui non è mai perduto”. La celebrazione si è conclusa con un lungo momento di silenzio e di preghiera, durante il quale il Pontefice ha affidato tutti i defunti alla misericordia di Dio: “Egli eliminerà la morte per sempre. Egli ci attende. Quando lo incontreremo, le nostre lacrime saranno asciugate, e ritroveremo chi abbiamo amato nella sua luce”.



