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Gaza, tregua appesa a un filo. Ben-Gvir: “Riprendere la guerra”. Hamas: “Pieno impegno al cessate il fuoco”

Accuse reciproche di violazione. Raid su Rafah, il valico resta chiuso: “Soldati hanno risposto al fuoco di terroristi”, Hamas smentisce. Ruspe e soldati Idf in Cisgiordania
lunedì, 20 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

Mentre ieri, all’Angelus, papa Leone XIV rinnovava l’appello a una “pace giusta e duratura” in Terra Santa e in Ucraina, la tregua tra Israele e Hamas ha vacillato per nuove accuse incrociate e per colpi di arma da fuoco nell’area di Rafah. Ieri il premier Benjamin Netanyahu ha riunito ministro della Difesa e vertici militari, ordinando di “agire con forza” contro obiettivi nella Striscia dopo quella che Israele definisce una violazione del cessate il fuoco. In parallelo, Itamar Ben-Gvir ha chiesto pubblicamente di riprendere “i combattimenti su vasta scala”, minacciando l’uscita del suo partito dalla coalizione se Hamas “continuerà a esistere” dopo la liberazione degli ostaggi. Da Gaza, le Brigate al-Qassam hanno negato scontri a Rafah e ribadito “pieno impegno” alla tregua: “Si tratta di zone rosse sotto controllo israeliano; i contatti con le nostre unità residue lì sono interrotti dalla ripresa dell’offensiva di marzo”. Fonti vicine ad Hamas hanno però rivendicato un’operazione non contro l’Idf, bensì contro una milizia locale “sostenuta da Israele”. Le Forze di difesa israeliane hanno riferito di risposte aeree nell’area dopo colpi contro un mezzo del Genio. In giornata, testimoni e media israeliani hanno parlato di due raid su Rafah; Al Jazeera ha segnalato almeno tre vittime a Nuseirat.

Il ministro Israel Katz ha avvertito che “Hamas pagherà un prezzo elevato per ogni colpo sparato”. Secondo Axios, Israele avrebbe informato in anticipo Washington, tramite il centro di coordinamento sul cessate il fuoco, dell’intenzione di colpire nella Striscia; “non è stato chiesto alcun permesso” per ritorsioni, ha precisato una fonte israeliana. Ad ogni modo il Dipartimento di Stato americano ha diffuso l’allarme per “informazioni attendibili” su un attacco pianificato da Hamas contro civili a Gaza, definendolo una potenziale “grave violazione” dell’intesa. Sul piano diplomatico, intanto, il viaggio in Israele del vicepresidente USA JD Vance, inizialmente previsto per ieri, è stato rinviato a martedì. In questo contesto, Netanyahu ha ribadito in TV che la guerra finirà con la “smilitarizzazione della Striscia”, in linea con la “fase B” delineata da Washington. Nel frattempo, proseguono le frizioni interne: l’alleato di governo Ben-Gvir alza i toni; Amichai Chikli si è astenuto sul nuovo nome della guerra, Orit Strock ha votato contro. Dall’altra parte, , è tornato il caso Barghouti nel dibattito palestinese: il fratello Muqbel, intervistato, ha denunciato il rischio per la vita di Marwan in carcere e ha accusato “la destra estrema israeliana” di non volerne la liberazione per motivi politici.

Rafah chiuso, Hamas accusa Netanyahu

Sul terreno, il valico di Rafah è rimasto chiuso. Hamas accusa Netanyahu di violare l’accordo bloccandone l’apertura e di “inventare pretesti” per sottrarsi agli impegni con i mediatori. In Cisgiordania, ruspe e truppe israeliane sono entrate a Tubas demolendo tratti della strada principale e chiudendo un accesso alla città; a Nablus arresti e perquisizioni notturne. Al confine nord, l’Idf ha annunciato da ieri sera esercitazioni “su vasta scala” per cinque giorni lungo la frontiera libanese. Nella Striscia prosegue la demarcazione fisica della “Linea Gialla” con blocchi in cemento e cartellonistica: violazioni saranno “respinte con il fuoco”, ha fatto sapere Katz.

Gli ostaggi e la “Guerra della Rinascita”

Sul dossier ostaggi, le autorità israeliane hanno identificato i resti di Ronen Engel, 54 anni, rapito a Nir Oz il 7 ottobre 2023 e dichiarato morto il 1° dicembre dello stesso anno. Hamas ha comunicato di aver rintracciato un tredicesimo corpo e di poterlo consegnare “se le condizioni sul campo lo consentiranno”. Intanto il governo di Gerusalemme ha approvato a larga maggioranza la nuova denominazione del conflitto come “Guerra della Rinascita”, scelta contestata da alcuni ministri e da famiglie degli ostaggi.

Iran, eseguita la condanna a morte di un presunto agente del Mossad
Dall’Iran è arrivata un’ulteriore nota di tensione: a Qom è stata eseguita la condanna a morte di un imputato accusato di spionaggio per il Mossad e di “corruzione sulla Terra”, dopo la conferma della Corte suprema e il rigetto della grazia. Secondo l’agenzia giudiziaria Mizan, i contatti con l’intelligence israeliana risalirebbero all’ottobre 2023; l’arresto sarebbe avvenuto nel febbraio 2024.

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