C’è un silenzio che pesa più di mille parole, un silenzio che sa di dolore e di rabbia, di incredulità e di vergogna. È il silenzio di una città, la mia Palermo, che si sveglia ancora una volta con il cuore trafitto. Un ragazzo, Paolo Taormina, ventun anni appena, ha perso la vita perché ha avuto il coraggio — sì, il coraggio — di fare ciò che tanti dimenticano: intervenire davanti all’ingiustizia, provare a fermare la violenza, a salvare un altro giovane dalle mani di un branco.
Ma quel proiettile, sparato in fronte a Paolo, non ha colpito solo lui.
Quel proiettile ci ha colpito tutti.
Ha attraversato la notte palermitana, ma ha trafitto la coscienza di un intero Paese.
Ha colpito ogni genitore che sogna per i propri figli una vita libera e giusta.
Ha colpito ogni educatore, ogni insegnante, ogni uomo e donna che crede ancora che la parola “responsabilità” possa cambiare la storia.
Non possiamo restare spettatori di questa deriva morale.
Non possiamo abituarci a leggere di sangue e violenza come se fossero cronache inevitabili.
Non possiamo permettere che i nostri giovani diventino ostaggi dell’arroganza, della prepotenza, dell’assenza di valori.
Come Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale, come uomo di Palermo, come cittadino, dico basta.
Basta al disprezzo della vita.
Basta all’indifferenza che uccide due volte.
Basta alla cultura dell’apparenza e della prevaricazione che spinge i nostri ragazzi a confondere la forza con la violenza, la libertà con l’anarchia morale.
Il sacrificio di Paolo non deve restare un’eco di cronaca.
Il suo nome deve diventare un segno di speranza.
Perché Paolo rappresenta quel volto della gioventù che non si tira indietro, che crede ancora nella giustizia, che rischia pur di fare la cosa giusta. È lui, oggi, la nostra bandiera di luce, in mezzo a un buio che sembra non voler passare.
E sì, è vero: ogni volta che una notizia come questa arriva, il pensiero corre subito a dire “meglio non interferire, meglio non rischiare”.
Ma io credo il contrario.
Dobbiamo interferire — prima che la violenza esploda.
Dobbiamo interferire con l’educazione, con la formazione, con l’ascolto.
Dobbiamo interferire entrando nelle scuole, nelle periferie, nei cuori dei ragazzi che nessuno ascolta.
Dobbiamo interferire con l’amore per la vita, con la presenza, con l’impegno concreto per dare alternative, per risvegliare talenti, per restituire dignità.
Questo è il dovere morale che ci unisce.
Perché la legalità non è solo una parola da pronunciare nelle cerimonie: è una scelta quotidiana.
E Palermo, la nostra Palermo, deve tornare a essere culla di civiltà, non teatro di violenza.
Il Parlamento della Legalità Internazionale continuerà a camminare in questa direzione, con la forza del dialogo, della speranza, della cultura che libera.
Paolo Taormina non è morto invano.
Il suo coraggio vivrà nelle nostre scuole, nelle nostre comunità, nelle nostre battaglie di ogni giorno.
Perché quel proiettile non fermerà il sogno di una società più giusta.
Perché quel proiettile, sì, ci ha colpito tutti — ma non ci ha piegati.
Niccolò Mannino
Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale
Consulente alla Legalità del Comune di Palermo