Il potere d’acquisto delle famiglie italiane, dopo un decennio di calo costante, torna a crescere. A sottolinearlo è il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io. “Negli ultimi dieci anni – ha ricordato – il potere d’acquisto si è notevolmente ridotto, ma dal 2024 è finalmente tornato a crescere grazie a una serie di misure messe in campo dal governo. Quando ci siamo insediati, l’inflazione era al 12,8%, mentre oggi è scesa all’1,6%: la più bassa d’Europa”. Secondo Urso, il miglioramento del quadro inflazionistico rappresenta un segnale di stabilità economica e “una condizione essenziale per il rilancio dei consumi e della fiducia delle famiglie”. Ma, avverte il ministro, “dobbiamo ancora recuperare rispetto ai dieci anni precedenti, ma essere sotto la media europea ci fa ben sperare di essere sulla strada giusta”.
Nel corso dell’intervista, Urso ha affrontato anche il tema dei dazi americani sul settore della moda, che negli ultimi mesi hanno ridisegnato gli equilibri internazionali del comparto. “I dazi statunitensi hanno colpito soprattutto i prodotti provenienti da Cina e Vietnam, che sul mercato americano competono con i nostri. Avendo dazi più contenuti, i marchi italiani possono ora competere meglio”, ha spiegato.
“Prodotti cinesi a basso costo”
Ma questa dinamica, ha aggiunto il ministro, sta generando un effetto collaterale: “La sovrapproduzione cinese, non più assorbita dal mercato americano, si sta riversando su quello europeo. È necessario che la Commissione intervenga con misure di salvaguardia, come ha fatto per l’acciaio, imponendo un incremento del 50% dei dazi nei confronti della Cina”. Urso ha poi annunciato un’iniziativa del governo sul fronte della concorrenza: “Abbiamo presentato un emendamento che ci consente di monitorare il fenomeno. Oggi centinaia di migliaia di europei ricevono prodotti realizzati in Cina a basso costo, che non rispettano le norme ambientali e del lavoro. Di fronte a questa invasione, serve una risposta comune e coerente da parte dell’Europa”.
Il Ministro ha concluso ribadendo che la tutela del tessuto produttivo e del lavoro europeo “non può essere disgiunta da quella della sostenibilità sociale e ambientale. Difendere la qualità del Made in Italy significa anche difendere regole e diritti”.