Dopo ventuno giorni di proteste diffuse in tutto il Paese, il presidente malgascio Andry Rajoelina ha nominato un nuovo primo ministro: Jean-Louis Andrianarisoa, ex ministro delle Finanze e figura considerata vicina agli ambienti imprenditoriali. La decisione arriva in risposta alle manifestazioni che hanno paralizzato Antananarivo e altre città, con migliaia di cittadini scesi in piazza contro la corruzione, la disoccupazione e il caro vita. La nomina è stata ufficializzata lunedì sera, in un discorso televisivo in cui Rajoelina ha promesso “una nuova fase di ascolto e riforme concrete”. Il precedente premier, Christian Ntsay, si era dimesso venerdì scorso sotto la pressione dell’opinione pubblica e di alcuni settori dell’esercito, che avevano chiesto un “cambio di rotta” per evitare il collasso istituzionale. Andrianarisoa, 52 anni, ha dichiarato di voler “ricostruire la fiducia tra governo e cittadini” e ha annunciato un piano d’urgenza per calmare le tensioni: sospensione temporanea delle tasse su beni alimentari, revisione dei contratti minerari e apertura di un tavolo di dialogo con i leader delle proteste. Tuttavia, molti attivisti restano scettici. “Non basta cambiare un nome. Vogliamo trasparenza e giustizia,” ha detto Lova Rabeharisoa, portavoce del movimento civico Tanindrazana. Le proteste, iniziate il 15 settembre, sono state innescate dall’aumento del prezzo del riso e dalla scoperta di fondi pubblici deviati verso società offshore. La crisi ha messo in luce le fragilità strutturali del Madagascar, dove oltre il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La comunità internazionale osserva con attenzione. L’Unione Africana ha chiesto “una transizione pacifica e inclusiva”, mentre Parigi e Washington hanno espresso preoccupazione per la repressione delle manifestazioni, che ha causato almeno 12 feriti e centinaia di arresti.
