0

Confindustria lancia l’allarme: “Pil debole, serve una svolta sugli investimenti”

Crescita ferma allo 0,5% nel 2025. Il Centro Studi propone di mobilitare parte dei 6 mila miliardi di ricchezza privata per finanziare imprese e infrastrutture, affiancando al Pnrr una manovra mirata alla ripresa
venerdì, 3 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

L’economia italiana continua a muoversi con il freno a mano tirato. Secondo il Rapporto di previsione autunnale 2025 del Centro Studi Confindustria il Pil crescerà quest’anno dello 0,5%, un ritmo definito “anemico” dagli analisti, inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto alle stime elaborate ad aprile. Per il 2026 è atteso un lieve miglioramento, con un incremento del +0,7%, ma il quadro complessivo resta fragile e fortemente esposto ai venti contrari della congiuntura globale. Il rallentamento registrato nel secondo trimestre dell’anno (−0,1%) ha pesato sulla revisione delle previsioni. A determinare la frenata sono stati soprattutto la domanda estera netta negativa, con esportazioni deboli e importazioni in crescita, e i consumi delle famiglie, fermi a causa dell’incertezza e di un’elevata propensione al risparmio. Le tensioni commerciali internazionali, i dazi statunitensi e la forza dell’euro hanno ridotto la competitività dei prodotti italiani, penalizzando ulteriormente l’export, che nel biennio 2025-2026 è previsto quasi stagnante (+0,2%).

A sostenere il Pil restano principalmente gli investimenti fissi lordi, previsti in aumento del 3% nel 2025. Il CSC segnala che la spinta arriva sia dalle costruzioni, trainate ancora dal Pnrr e da bonus fiscali ridimensionati ma ancora attivi, sia dai macchinari e dalle tecnologie legate alla Transizione 4.0 e 5.0. Anche la politica monetaria della Bce, tornata espansiva dopo anni restrittivi, ha favorito condizioni di credito più favorevoli, stimolando la domanda di finanziamenti da parte delle imprese.

Mobilitare la ricchezza privata

Secondo Confindustria, comunque, la sola azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non basta. “All’impatto molto positivo del Pnrr va affiancata una manovra di bilancio che prosegua in modo sapiente nella politica di stimolo agli investimenti produttivi”. Tra il 2025 e il 2026, le risorse effettivamente spese del Pnrr dovrebbero raggiungere circa 65 miliardi di euro, la metà dei 130 miliardi complessivi programmati. Senza questo contributo, l’economia italiana sarebbe in recessione tecnica: il Pil registrerebbe −0,3% nel 2025 e appena +0,1% nel 2026. Uno dei punti centrali del rapporto riguarda la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, che ha raggiunto livelli record: oltre 6.000 miliardi di euro, di cui circa 1.500 miliardi parcheggiati in depositi bancari a basso rendimento. Mobilitarne anche solo una piccola quota potrebbe generare un effetto leva significativo: spostare l’1% dei depositi verso obbligazioni e azioni emesse da imprese italiane significherebbe liberare circa 15 miliardi di nuovi capitali per investimenti produttivi.

Per riuscirci servono politiche mirate e credibili, capaci di orientare risparmiatori e investitori istituzionali (fondi pensione, assicurazioni, fondi comuni) verso strumenti emessi da imprese e infrastrutture nazionali. Una strategia che, secondo Confindustria, potrebbe sostenere non solo l’industria, ma anche settori strategici come sanità, istruzione e transizione energetica.

Rischi internazionali

Il contesto globale resta complesso. La crescita mondiale è rallentata dal moltiplicarsi delle barriere tariffarie e dall’incertezza politica, mentre il nuovo regime commerciale Usa-Ue e la forza dell’euro pesano sulle esportazioni europee. Sul fronte interno, restano aperte le sfide della produttività, dell’occupazione e della riduzione del debito pubblico. Secondo il CSC, il tasso di disoccupazione scenderà al 6% nel 2025, minimo storico dal 2007, ma la produttività industriale resta compressa e la dinamica salariale, pur in miglioramento, non basta a rilanciare i consumi. “Serve una politica economica coraggiosa, capace di attivare risorse pubbliche e private per riportare l’Italia su un sentiero di crescita più robusto e duraturo”, avverte Confindustria.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

Fonti rinnovabili: in due anni investimenti su del 24%

L’IEA, l’Agenzia internazionale intergovernativa dell’energia fondata nel 1974 dall’OCSE in…

Energia e Superbonus. Granelli (Confartigianato): “Priorità al taglio delle bollette e Bonus edilizia”

“Ridurre i costi dell’energia e l’impatto dell’inflazione e risolvere il…