Un potente terremoto ha colpito le Filippine centrali nella mattinata di martedì, seminando il panico tra migliaia di residenti e provocando danni diffusi in diverse province. L’epicentro è stato localizzato nella provincia di Leyte, con una magnitudo preliminare di 6,9 registrata dall’Istituto filippino di vulcanologia e sismologia (Phivolcs). La scossa, avvertita anche nelle vicine isole di Samar e Cebu, ha avuto origine a una profondità di circa 10 chilometri, rendendola particolarmente intensa in superficie. Le immagini diffuse sui social mostrano edifici evacuati, pareti crepate, scaffali rovesciati e cittadini in fuga verso spazi aperti. Le autorità locali hanno confermato l’interruzione temporanea di energia elettrica e comunicazioni in alcune aree, mentre squadre di soccorso sono state mobilitate per raggiungere le zone più isolate. Al momento non si registrano vittime, ma il bilancio è ancora provvisorio. Il Centro di allerta tsunami del Pacifico ha escluso il rischio di onde anomale, rassicurando la popolazione costiera. Tuttavia, il Phivolcs ha invitato i residenti a mantenere alta la vigilanza per possibili scosse di assestamento nelle prossime ore. Le scuole sono state chiuse per precauzione, e diversi ospedali hanno attivato protocolli di emergenza. Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha espresso solidarietà alle comunità colpite e ha ordinato una rapida mobilitazione delle risorse nazionali per garantire assistenza, ripristinare i servizi essenziali e valutare la stabilità delle infrastrutture. “La sicurezza dei cittadini è la nostra priorità assoluta,” ha dichiarato in un comunicato ufficiale. Le Filippine si trovano lungo la cosiddetta “cintura di fuoco” del Pacifico, una delle zone più attive al mondo dal punto di vista sismico e vulcanico. Eventi come quello di oggi non sono rari, ma ogni scossa riapre ferite profonde e timori mai del tutto sopiti. Per molti, il terremoto è stato un brusco risveglio — non solo della terra, ma della memoria.
