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BENJAMIN NETANYAHU PRIMO MINISTRO ISRAELE

Netanyahu: “No a uno Stato palestinese”

martedì, 30 Settembre 2025
1 minuto di lettura

L’ipotesi di creare uno Stato palestinese non è stata contemplata durante l’incontro tra il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Presidente statunitense Donald Trump, che si è concluso con la presentazione da parte della Casa Bianca di un piano in 20 punti per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. In un videomessaggio pubblicato sul suo profilo X, Netanyahu ha ribadito la sua posizione: “Abbiamo detto che ci opponiamo fermamente a uno Stato palestinese. Non è scritto nell’accordo. Il presidente Trump concorda con me: sarebbe una lauta ricompensa per il terrorismo”. Secondo quanto pubblicato online dalla Casa Bianca, il piano prevede un ritiro graduale delle Forze di difesa israeliane dalla Striscia e il trasferimento del controllo a una forza di sicurezza internazionale. Il punto 19 del documento afferma che, una volta riqualificata Gaza e nel caso in cui l’Autorità nazionale palestinese attui le riforme necessarie, potrebbero crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e uno Stato palestinese. Una prospettiva che Netanyahu sembra respingere con forza. Nel suo messaggio, il Premier ha elogiato il piano di Trump per aver “isolato Hamas”: “È stata una visita storica. Invece di essere isolati da Hamas, abbiamo capovolto la situazione e isolato Hamas. Ora il mondo intero, compresi il mondo arabo e musulmano, sta facendo pressione su Hamas affinché accetti le condizioni che abbiamo creato insieme a Trump, per riportare indietro tutti gli ostaggi – vivi e morti – mentre le Forze di difesa israeliane rimangono nella Striscia”.

Divisioni interne in Israele

Le dichiarazioni di Netanyahu arrivano in un contesto politico interno complesso, con crescenti tensioni nella coalizione di governo e nella società israeliana dopo due anni di guerra. Il Ministro delle Finanze e leader del Partito Sionista Religioso, Bezalel Smotrich, ha criticato duramente l’idea di tornare a parlare di “due Stati”: “Tornare, dopo il 7 ottobre e dopo due anni di dedizione, eroismo e sacrificio, al vecchio concetto di abbandonare la nostra sicurezza agli stranieri e immaginare che qualcun altro farà il lavoro per noi, a slogan politici come ‘due stati’, è così ‘vecchio stile’ e un’occasione persa. I nostri figli saranno costretti a combattere di nuovo a Gaza”. Smotrich ha poi messo in evidenza le difficoltà che il Paese affronta: la pressione internazionale, la campagna di rapimenti di Hamas, la riluttanza iniziale di Netanyahu a occupare Gaza, le esitazioni dell’esercito e la stanchezza accumulata dopo due anni di guerra. “Sono domande legittime. Ci consulteremo, considereremo e decideremo. Ma i festeggiamenti di ieri sono semplicemente assurdi”, ha concluso.

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