Oggi la Moldavia torna alle urne per un voto cruciale che potrebbe ridefinire il suo orientamento geopolitico. In gioco non c’è solo la composizione del Parlamento, ma la direzione strategica di un Paese sospeso tra l’attrazione dell’Unione Europea e la pressione della Russia. Il governo filo-occidentale guidato dalla presidente Maia Sandu punta a consolidare il percorso di integrazione europea, mentre le forze di opposizione, più vicine a Mosca, promettono una svolta “sovranista” e il ripristino dei legami storici con il Cremlino. La campagna elettorale è stata segnata da tensioni crescenti, disinformazione online e accuse incrociate di ingerenze esterne. Bruxelles ha ribadito il proprio sostegno a Chișinău, sottolineando l’importanza delle riforme democratiche e della lotta alla corruzione. Mosca, dal canto suo, ha accusato l’UE di voler “assorbire” la Moldavia, minacciando ritorsioni economiche in caso di ulteriore avvicinamento. Il voto arriva in un momento delicato: la guerra in Ucraina ha rafforzato le preoccupazioni di sicurezza nella regione, e la Transnistria — enclave separatista sostenuta dalla Russia — resta una polveriera latente. Intanto, la popolazione moldava appare divisa: da un lato chi sogna l’accesso al mercato europeo e una maggiore stabilità; dall’altro chi teme l’abbandono delle tradizioni e l’isolamento da Mosca. I sondaggi indicano un testa a testa tra le forze pro-europee e quelle filorusse, con un’alta percentuale di indecisi. L’affluenza sarà decisiva, così come il voto della diaspora, sempre più influente. Qualunque sia l’esito, la Moldavia si trova di fronte a un bivio storico. E questa volta, la scelta potrebbe avere conseguenze ben oltre i confini nazionali.
