Le malattie del sistema circolatorio restano la prima causa di morte nel Paese: il 30,9% di tutti i decessi. È l’istantanea che accompagna la Giornata mondiale del Cuore del 29 settembre e che l’Istituto superiore di sanità riporta mentre a livello globale l’Organizzazione mondiale della sanità stima 19,8 milioni di morti cardiovascolari nel 2022 (circa il 32% di tutte le morti), l’85% delle quali per infarto e ictus. Tra i decessi ‘prematuri’ (sotto i 70 anni) dovuti alle malattie non trasmissibili nel 2021, il 38% è imputabile a cause cardiovascolari: un carico che per l’Europa è priorità di sanità pubblica, con impatti su mortalità, disabilità e costi sociali. In Italia la curva si muove nella direzione giusta: il tasso di mortalità standardizzato (popolazione europea, Eurostat 2013) per le patologie circolatorie è sceso dell’11% tra il 2017 e il 2021. Nel dettaglio, −18,3% per le malattie ischemiche del cuore e −14,8% per le cerebrovascolari. Un risultato maturato nonostante nel triennio 2020-2022 il numero medio di decessi per tutte le cause sia aumentato di circa 84 mila unità rispetto al 2017-2019, incremento legato in parte alla mortalità da Covid-19. Per gli esperti dell’Iss, il segno ‘meno’ cardiovascolare riflette misure preventive più efficaci, terapie e percorsi assistenziali-riabilitativi più tempestivi e un’attenzione crescente ai fattori di rischio.
L’analisi per sesso ed età conferma una storica differenza: negli uomini la mortalità per malattie ischemiche è trascurabile fino ai 40 anni, emerge tra 40 e 50 e poi cresce esponenzialmente. Nelle donne l’incidenza “slitta” di circa dieci anni, si manifesta dai 60 e accelera oltre i 70. Con l’invecchiamento demografico, cresce la prevalenza di cronicità cardiovascolari e la domanda di assistenza, con un carico crescente per il Servizio sanitario nazionale.
I numeri del Progetto Cuore
I dati preliminari dell’Italian Health Examination Survey, condotto dall’Iss nell’ambito del Progetto Cuore, fotografano il rischio cardiovascolare medio a 10 anni (infarto miocardico o ictus) nel 2023-2024: 7,7% negli uomini e 2,6% nelle donne.
Per gli uomini: 1,6% tra 35-44 anni; 4,0% tra 45-54; 9,4% tra 55-64; 16,9% tra 65-69.
Per le donne: 0,4% (35-44); 1,1% (45-54); 3,1% (55-64); 5,8% (65-69).
Lo stesso esame, su persone 35-74 anni, segnala quanto siano diffuse le condizioni di rischio:
Obesità: 23% uomini, 24% donne.
Diabete: 9% uomini, 7% donne (2 uomini su 10 e 1 donna su 10 non sanno di averlo).
Colesterolemia totale elevata o in terapia: 25% uomini, 30% donne (2 su 10 in entrambi i sessi non consapevoli).
Ipertensione o terapia antipertensiva: 49% uomini, 37% donne (4 uomini su 10 e 3 donne su 10 non consapevoli).
“Le politiche sanitarie che creano ambienti favorevoli – rendendo le scelte sane accessibili e disponibili, migliorando la qualità dell’aria e riducendo l’inquinamento – sono essenziali per sensibilizzare e motivare le persone a mantenere la salute lungo l’arco della vita”, commentano Luigi Palmieri e Chiara Donfrancesco, responsabili del Progetto Cuore.
Prevenzione
La gran parte delle malattie cardiovascolari si può prevenire intervenendo su stili di vita e ambiente: stop al tabacco, alimentazione equilibrata (meno sale, zuccheri e grassi, attenzione alle porzioni), peso nella norma, attività fisica regolare, consumo di alcol moderato e riduzione dell’inquinamento atmosferico. Cruciale il monitoraggio periodico dei parametri chiave: pressione arteriosa, colesterolo totale e HDL, glicemia; e, per chi ha già fattori di rischio o patologie, aderenza alle terapie ed eventuali programmi di riabilitazione.