La Moldavia si ritrova al centro di una tempesta politica e diplomatica. La Commissione elettorale centrale ha escluso, dalla competizione elettorale, il partito “Cuore della Moldavia”, formazione di punta del Blocco Elettorale Patriottico (BEP), schierato apertamente a favore della Russia. Tutti i candidati del partito sono stati rimossi dalle liste, costringendo la coalizione a riorganizzarsi in tempo record per rispettare le soglie di rappresentanza previste dalla legge. La decisione arriva dopo una sentenza della Corte d’appello di Chișinău che ha sospeso per un anno le attività del partito, in seguito a indagini per corruzione elettorale, finanziamenti illeciti e riciclaggio. Il governo guidato dalla presidente Maia Sandu, europeista convinta, ha accusato Mosca di aver speso “centinaia di milioni di euro” per influenzare il voto, tra tentativi di compravendita di voti e operazioni di disinformazione. La leader di Cuore della Moldavia, Irina Vlah, ha denunciato una “persecuzione politica” e ha parlato di “teatro orchestrato dal governo per silenziare l’opposizione”. A Vlah è stato vietato l’ingresso in Lettonia, Estonia e Polonia, che la accusano di collaborare con il Cremlino per destabilizzare il Paese. La Moldavia, candidata all’ingresso nell’Unione Europea dal 2022, si trova ora a un bivio cruciale. Il Partito di Azione e Solidarietà (PAS), al governo dal 2021, è l’unico tra i principali contendenti a sostenere apertamente l’integrazione europea. Ma con l’esclusione del BEP, il voto rischia di infiammare ulteriormente le tensioni interne e di alimentare le accuse di autoritarismo. Il Cremlino ha respinto ogni accusa, definendo la decisione “anti-russa e priva di fondamento”. Intanto, Bruxelles osserva con attenzione: il futuro della Moldavia potrebbe decidere l’equilibrio geopolitico dell’intero fianco orientale europeo.
