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Conto alla rovescia per la COP30, la Conferenza delle Parti – Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

Per un futuro migliore dovremo imparare dall’Amazzonia?
sabato, 27 Settembre 2025
4 minuti di lettura

197 Paesi, oltre all’Unione Europea, attorno a un tavolo per il più grande evento globale dell’anno: Dal 10 al 21 novembre avrà luogo la 30ª riunione dei grandi del mondo per individuare formule e cercare rimedi intorno alle cause sui cambiamenti climatici a tutela del Pianeta che ci ospita.

L’Italia sta agendo nel solco dell’accordo di Parigi, sostenendo soluzioni intersettoriali, con l’obiettivo di fornire il proprio contributo alla gestione dei rischi per prevenirli o ridurne i danni, sul fronte dei cambiamenti climatici. Mentre alcuni eventi atmosferici, proprio di questi giorni, ci dimostrano che tanto c’è ancora da fare per salvare l’Italia da catastrofe, semplicemente a tutela del territorio ed evitare, soprattutto, di ricorrere a stravolgimenti degli ecosistemi naturali. In Lombardia si fanno, sistematicamente, i conti con l’esondazione del fiume Seveso; in Veneto si pensa all’innevamento artificiale per le prossime Olimpiadi, in aggiunta ad altre forzature, anche oggetto di rilievi e contenziosi; in Campania, specie sulle Isole, il suolo, di origine vulcanica, evidenzia le sue debolezze. E, in altre parti della Penisola, Sicilia e Sardegna comprese, per rimediare ai problemi della perdurante siccità, la scienza suggerisce il ricorso alla pioggia artificiale.

La COP30, al suo 20º anniversario dal Protocollo di Kyoto e al 10º dall’accordo di Parigi

Avrà luogo a Belém (Brasile), con l’Amazzonia in prima linea, dalla quale si attingeranno importanti indicazioni. La discussione si svolgerà, certamente, intorno ai combustibili fossili e alla deforestazione, due priorità della COP30, in proiezione degli obietti entro il 2035, partendo dai risultati della COP29 di Baku che prevedeva di aumentare il supporto economico a favore dei Paesi in via di sviluppo. Un ruolo significativo sarà, quindi, svolto dai rispettivi Ministri delle Finanze che dovranno identificare i meccanismi concreti per i flussi adeguati di capitali pubblico-privato. Certamente il clima mondiale non è dei migliori proprio per le controversie internazionali, cioè le guerre in atto, con le rappresaglie dei dazi e dei vincoli alle risorse di approvvigionamento sul versante energetico (petrolio, gas e altre materie prime). I rappresentanti degli Stati partecipanti alla Conferenza dovranno superare anche lo scoglio delle spese militari.

La Green Deal

Certamente non è un buon segnale il linguaggio tempestoso del Presidente americano nel suo discorso all’Assemblea Generale dell’ONU, quando afferma, tra l’altro che: “I cambiamenti climatici sono una truffa, il problema è l’immigrazione”.

Mentre il Presidente francese ha rimarcato: “No alla legge del più forte, serve cooperazione multilaterale”; e riferendosi alle sfide economiche mondiali, afferma: “Dobbiamo continuare a mobilitarci di fronte alle sfide del clima e della biodiversità. Il nostro dovere è continuare ad agire insieme…”

La foresta Amazzonica

È nota come la più grande foresta pluviale della Terra che condiziona e regola il clima dell’intero Pianeta. Lo stato di salute di quest’area sarebbe legato a doppio filo con quello del clima globale: magazzino di carbonio da una parte e la continua sua distruzione provoca il rilascio di CO2.

Quali insegnamenti si trarranno prossimamente proprio coi piedi nella foresta Amazzonica, ove i processi sociali e quelli ambientali sono diventati inseparabili in virtù del fatto che ormai le comunità amazzoniche sono pienamente coinvolte nelle lotte politiche-sociali e le esigenze del progresso e del cambiamento sono molto forti?

Si parla di opportunità unica per la TEK (Tadizional Ecological Knowledge) dell’Amazzonia, in prima linea nelle discussioni globali sul clima. Le concezioni iniziali sulla foresta tropicale incontaminata e selvatica, nel tempo, hanno subìto evoluzioni con visioni economiche con il conseguente sfruttamento legato a processi agricoli da parte delle popolazioni locali, per effetto dei fenomeni antropici sempre più in espansione.

Saggezza ecologica e spinta globale verso la sostenibilità

Saranno la chiave di volta verso la strada a nuovi modelli di sviluppo da esibire durante la COP30. La TEK (Conoscenza Ecologica Tradizionale) ha, infatti, raggiunto livelli avanzati che comprendono la rotazione delle colture – una vera economia circolare – con la salvaguardia della biodiversità, anche con il riutilizzo dei rifiuti organici come fertilizzanti e la conseguente riduzione di agenti chimici. Nell’estrazione sostenibile di prodotti forestali viene anche garantito un certo bilanciamento tra le esigenze economiche e la protezione ecologica e della comunità.

I 5 pilastri della bioeconomia amazzonica

Le pratiche di TEK (Conoscenza Ecologica Tradizionale) si esplicano nei seguenti cinque pilastri: 1)nei sistemi agroforestali che combinano colture e specie forestali, promuovendo la biodiversità e riducendo la deforestazione; 2)mediante la diversificazione delle colture si contribuisce alla resilienza dell’economia locale, assicurando una fonte stabile di cibo e di sicurezza alimentare; 3)la cultura locale acquisita, supportata dal coinvolgimento comunitario, rafforza, nei processi decisionali, il senso di responsabilità collettiva, il rispetto per le generazioni future e una democrazia diretta; 4) le collaborazioni ‘glocalismi’ (ecoturismo, organizzazioni non governative, istituzioni accademiche) rafforzano il dialogo, offrono assistenza tecnica, accesso al mercato e al reddito; 5) l’agricoltura familiare supporta servizi ambientali come la cattura del carbonio, fondamentale per mitigare il cambiamento climatico.

Ascolto e dialogo

Non si finisce mai di imparare, per cui il processo di ascolto e dialogo non si deve mai interrompere a sostegno delle comunità locali con la conoscenza scientifica. Negli ambienti del Ministero dello Sviluppo Agrario del Brasile si afferma che “la società e il governo brasiliani hanno ripreso lo scambio tra conoscenza locale e scientifica, anche se forse ancora su scala inferiore a quella necessaria”. Si contano, tra le istituzioni pubbliche e centri di ricerca, l’EMBRAPA (azienda pubblica brasiliana collegata al Ministero dell’Agricoltura), l’Istituto di Ricerca Amazzonica (INPA) e l’Amazon Biobusiness Center (CBA). Sembra che ormai tutto proceda in discesa. La teoria della resilienza socio-ecologica del professore emerito presso il Natural Resources Institute dell’Università del Manitoba, Fikret Berkes (classe 1945) e Carl Folke (classe 1955), scienziato ambientalista transdisciplinare e membro della Reale Accademia Svedese delle Scienze, sembra sia stata sviluppata e che i ‘principi dell’economia circolare’ di Walter Stahel (classe 1946) e del prof. Ken Webster, già docente senior presso l’Università di Exeter (Città del Regno Unito), in materia di economia circolare e pensiero sistemico, siano pure già messi in pratica in questi sistemi di produzione e consumo a circuito chiuso.

Quale modello futuro prevarrà in Amazzonia?

Si afferma che dopo il governo Bolsonaro, qualcosa è cambiato in meglio; anche il Fondo Amazon è stato riaperto e attraverso il BNDES (Banco nazional do desenvolviment) sia stato lanciato un consistente bando teso a favorire progetti di scambio di conoscenza e rafforzamento di cultura del consumo alimentare sostenibile, dando priorità alla socio-diversità locale.

Si confida, pertanto, molto nell’apporto determinante dei prossimi dialoghi in occasione della COP30.

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