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Onu, Meloni apre alla Palestina con condizioni. Trump all’attacco su migranti e clima

Il Premier annuncia in Parlamento una mozione legata alla liberazione degli ostaggi e all’esclusione di Hamas. Il Tycoon attacca l’Europa sui confini, definisce il Green Deal “una truffa” e chiede più sostegno a Israele
mercoledì, 24 Settembre 2025
3 minuti di lettura

Due registri diversi, due stili opposti, ma entrambi capaci di lasciare un segno nella giornata inaugurale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ieri in quel di New York. Giorgia Meloni ha scelto la linea della fermezza pragmatica, annunciando l’intenzione della maggioranza di presentare in Parlamento una mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma subordinato a due condizioni precise: la liberazione degli ostaggi israeliani e l’esclusione di Hamas da qualsiasi ruolo politico a Gaza. Donald Trump, tornato al Palazzo di Vetro dopo sei anni, ha invece dato vita a uno show che ha spiazzato i delegati: battute, attacchi frontali contro l’Onu e un’agenda dirompente che ha toccato i nervi scoperti della comunità internazionale: clima, energia, migrazioni, conflitti aperti.

Meloni e la scommessa palestinese

“Personalmente continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato con pieni requisiti di sovranità non risolva il problema né produca benefici tangibili per i palestinesi”, ha spiegato il Premier nel punto stampa a margine dei lavori. “La vera pressione politica deve essere esercitata su Hamas”, ha aggiunto, facendo presenre che il governo italiano legherà la sua apertura a due vincoli netti: la liberazione immediata degli ostaggi e l’esclusione del movimento islamista dal futuro assetto istituzionale della Striscia. “Non credo che questa posizione trovi il consenso degli estremisti, ma dovrebbe trovarlo nelle persone di buon senso. Mi auguro che anche le opposizioni possano sostenere questa linea”. Il ragionamento del Primo Ministro s’inserisce in un contesto segnato dalle decisioni di Francia e Regno Unito, che hanno già avviato il percorso di riconoscimento, e da un dibattito europeo sempre più acceso. La mozione, che sarà discussa in aula nelle prossime settimane, rappresenta un passaggio politicamente delicato: un tentativo di mediazione tra la fedeltà alla linea atlantica e le richieste crescenti dell’opinione pubblica italiana, sensibilizzata dall’escalation di Gaza.

Ucraina ed Europa

Sul fronte ucraino Meloni ha ribadito la centralità del coordinamento tra Washington e Bruxelles: “Non credo che l’Europa sia ambigua verso Kiev, ma dobbiamo lavorare insieme come Occidente se vogliamo arrivare a una pace giusta”. Il Presidente del Consiglio non ha nascosto una certa sintonia con Trump su clima ed energia: “Un approccio ideologico al Green Deal ha finito per minare la competitività dei nostri sistemi”, ha riconosciuto, condividendo la critica alla rigidità con cui l’Unione europea ha gestito la transizione verde.

Trump e il terremoto al Palazzo di Vetro

Se Meloni ha cercato l’equilibrio istituzionale, Trump ha scelto la rottura. Il suo discorso è stato un concentrato di provocazioni e slogan, interrotto solo da un problema tecnico al teleprompter, che il Tycoon ha trasformato in un momento di spettacolo: “Parlerò più con il cuore”, ha detto, strappando sorrisi prima di lanciare il primo attacco: “In sette mesi ho chiuso sette guerre che dicevano impossibili da fermare. Mai una telefonata di ringraziamento dall’Onu”, ha scandito, lasciando gelata la platea. Il contrasto con il discorso del Segretario generale António Guterres è stato lampante. Mentre quest’ultimo chiedeva un “rinnovato multilateralismo” e azioni coordinate contro il riscaldamento globale, Trump ha liquidato la questione climatica come “la più grande truffa mai perpetrata al mondo”, puntando il dito contro Pechino e accusando Berlino di aver sfiorato la bancarotta per le sue politiche ambientali. “Fossil fuels are not a losing bet”, ha insistito, difendendo carbone e petrolio come garanzia di indipendenza energetica americana.

Migranti nel mirino

Una parte significativa dell’intervento è stata dedicata al tema migratorio. Trump ha accusato l’Onu di “finanziare invasioni” e ha invitato l’Europa a seguire l’esempio americano: “Abbiamo intrapreso azioni coraggiose per fermare l’immigrazione incontrollata. Una volta che abbiamo iniziato a detenere e deportare, i clandestini hanno smesso di arrivare. Se non chiudete i confini adesso, i vostri Paesi andranno all’inferno”.
Sul conflitto mediorientale Trump ha bocciato senza appello la decisione di alcuni Stati europei di riconoscere la Palestina, definendola “una ricompensa ai terroristi di Hamas”. Ha rilanciato gli Accordi di Abramo come unico modello di stabilizzazione, chiedendo “la liberazione immediata degli ostaggi israeliani e la restituzione dei corpi delle vittime. Non possiamo dimenticare il 7 ottobre», ha ribadito, riaffermando una linea di totale sostegno a Israele.

Ucraina, toni inediti

In parte sorprendente è stato l’approccio sulla guerra in Ucraina. Trump ha ricordato il suo “ottimo rapporto” con Putin, ma ha ammesso che non è stato sufficiente a prevenire l’invasione: “Doveva durare tre giorni, una scaramuccia veloce. Il fatto che si sia trascinata così a lungo sta facendo perdere la faccia alla Russia”. Subito dopo ha accusato Cina e India di “finanziare il conflitto comprando petrolio russo” e ha minacciato un nuovo round di sanzioni durissime contro chi continuerà a sostenere indirettamente Mosca.

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